Non so perché ho messo la lettera ricevuta sul blog. Forse non dovevo, ma mi è sembrata così "importante" da non poterla tenere solo per me. Non è infatti una lettera "personale", non tratta di me, ma parte dall'occasione del mio libro per parlare di "cose" che ci interessano. Di architettura, di didattica, di scuola e di relazioni tra le generazioni. Insomma troppo importante per tenerla solo per me. Per cui l'ho condivisa, ringraziando personalmente l'autrice, di cui ho preservato tuttavia la privacy. E dal numero di quanti l'hanno letta devo dire che l'avete molto apprezzata.
Chi scrive un libro sa che qualcuno lo leggerà, e in fondo può anche non importargli se piace o non piace. Ci sono le statistiche di vendita che fanno capire se il libro vende molto o poco, ci sono le critiche e le recensioni. Questo vale però per i libri-libri. "Lettera e non solo" non è un vero libro. Vuole effettivamente aprire un dialogo, provocare e stimolare, suggerire e ricevere riscontri. Insomma è un frammento aperto di un dialogo impossibile.
Per questo non posso che essere felice che a tratti divenga un dialogo vero. Molti mi hanno scritto, anche solo due righe, ma anche molto studenti si sono presentati a chiedere di essere seguiti per una tesi di laurea o un loro esame a seguito del libretto. Insomma molto timidamente, molto meno di quanto mi aspettassi certo, ma comunque il modo irriverente di rivolgermi al lettore un minimo ha rotto il muro tra lettore e scrittore. Tra chi dice quello che vuole e chi si ritrova quelle pagine in mano.
Per cui davvero vorrei che tutti scrivessero le loro lettere. Non a me direttamente, ma ai propri amici, a genitori che li mantengono agli studi, o a nessuno in particolare come ho fatto io. Ma scrivere quello che si pensa, quello che si immagina possa e debba essere il mestiere dell'architetto. E prima ancora quello dello studente di architettura.
Io, per quanto mi riguarda, sarò sempre pronto a leggere tutto di tutti.
Grazie.