14 marzo 2015

oltre la "materia materiale"



Chi nelle aule delle università è impegnato ad insegnare le discipline della progettazione architettonica, del progetto di interni e dell'allestimento sa quanto sia difficile spiegare ai giovani in formazione che per costruire lo spazio destinato ad assolvere i bisogni dell'uomo - ragione e fine dell'architettura - per realizzare cioè qualcosa di fisicamente immateriale, bisogna scegliere la struttura capace di definirlo e di racchiuderlo. Il contenuto - lo spazio - prende forma solo grazie al suo contenitore - la struttura - ma non solo, da tale involucro, dalla sua materia, dal suo trattamento, ne deriva la sua qualità. I materiali della struttura caratterizzano e rendono esplicito il significato ed il senso del luogo che da tale struttura viene posto in essere.
Chi insegna sa che questo è un punto complesso da far comprendere: la materia con cui è costruita la struttura, o di cui è rivestita, non definisce solo l'aspetto o la qualità di questa, e cioè di ciò che è tangibile, ma descrive e realizza i valori ed i sensi dello spazio, dei luoghi significanti in cui l'uomo espleterà le sue funzioni.
I materiali, quindi, rappresentano la calligrafia, il segno distintivo, con cui scrivere le parole del linguaggio architettonico che espliciteranno i contenuti del manufatto; sia nel caso di materiali propri della costruzione - il linguaggio della tettonica - che di quelli di rivestimento sovrapposti - il linguaggio della decorazione -.
Le materie, le texture derivanti dalla scelta delle componenti e dalla loro posa in opera, i trattamenti superficiali, la disposizione e il portato evocativo insito nei materiali tradizionali, contribuiscono a influenzare, anzi a determinate, il significato dello spazio capace di imporre i comportamenti, le azioni e le reazioni, dei fruitori.
Un paradosso, proprio della ricerca teorica in architettura è quello di chiedersi se l'architettura può fare a meno dei materiali e, più precisamente, se è possibile porre in essere i principi stessi dello spazio concluso in assenza di materia, utilizzando strumenti capaci non di delimitare, non di perimetrare, ma di suggerire i sensi dell'abitare.
Se è evidente che nella pratica ciò è raro, in linea del tutto teorica, invece, la ricerca ha ormai assodato che, ad esempio, un ambito semplicemente delimitato da un'ombra proiettata può assumere valori analoghi a quelli di un luogo chiuso e circoscritto; che costruire un benessere fisico in un ambito indistinto - calore in caso di climi freddi o fresco in latitudini afose - già individua e delimita il “luogo” a prescindere dall'esistenza dei suoi margini fisici; che i rumori, i suoni, gli odori e i valori cromatici, possono contribuire a indirizzare e orientare, a imprimere un ritmo al movimento del fruitore, a rendere accogliente o respingente un ambiente. Infatti “interno” non è ciò che è racchiuso nell'architettura ma è un luogo dotato di senso in grado di comunicare i propri significati, esprimere i valori dell'abitare, indurre sensazioni e emozioni, tessere le relazioni tra le cose e le persone e tra gli abitanti stessi, produrre memorie, consolidare tradizioni, evocare i ricordi. Tutto questo, come detto, teoricamente non necessita di strutture fisiche o di materiali tangibili, ma può anche utilizzare condizioni e soluzioni finalizzate a stimolare sensi ed emozioni attraverso un processo di sedimentazione della cultura.
Inoltre, gli elementi instabili e cangianti contribuiscono ad innescare sensi che si rinnovano nel tempo, che a loro volta sono in grado di esprimere il vero significato dell'opera costruita; come ad esempio essenze arboree, piante e fiori che, con il loro seguire le stagioni e il clima, possono costruire un luogo privo di un unico valore e capace di comunicare immagini sempre nuove che richiedeno la partecipazione e l'attenzione dei visitatori.
Se quindi non è concretamente possibile costruire lo spazio senza materiali, per quanto effimero e instabile, è altrettanto evidente che a contribuire alla definizione del contenuto dell'architettura non sono solo le sostanze fisiche e tangibili, ma anche tutto ciò che, direttamente o indirettamente, è necessario a realizzare un'esperienza sensoriale ed emotiva completa e significante.

I protagonisti dell'architettura oggi non sono quindi solo i materiali da costruzione - sempre più sofisticati e avanzati - ma sono anche quelli, non canonicamente propri della struttura, in grado di assecondare le richieste della società odierna e le aspettative pressanti di nuovi luoghi in cui riconoscersi. Sistemi estranei alla costruzione ma capaci di modificare il senso dello spazio: connettività e interattività digitale, cromatismi e trasparenze, luce artificiale (in grado di imitare la naturale) e filtri di quella naturale (capaci di renderla artificiale), natura come rivestimento e come struttura, sistemi sonori o di insonorizzazione, presenza di essenze olfattive. Tutto ciò sta trasformando il mestiere dell'architetto o del progettista di interni affinché si possano effettivamente immaginare idonei scenari di vita futura.