22 novembre 2013

brevi note sull'allestimento

L’allestimento è la risposta alla esigenza di comunicazione di un contenuto; il termine comunicare deriva dal latino communicare, un verbo collegato al sostantivo communis, che significa “comune”, per cui communicare indica l’azione di “mettere in comune”, di rendere comune, di divulgare e mostrare, un contenuto che si intende condividere e comunicare.
Comunicare però è più di informare, un allestimento non solo spiega ed espone ma rende espliciti i valori e i significati di ciò che racconta. Esso da forma ai contenuti e li rende trasmissibili e assimilabili. Il fine di allestimento è infatti quello di costruire intorno all'evento esposto o al messaggio da comunicare un’emozione fruitiva, percettiva, sensoriale complessa e completa, di tradurre in forma spaziale e simbolica valori che non necessariamente devono essere contenuti nel luogo in cui si svolge ma solo da esso evocati.
Come campo progettuale esso si confronta con la velocità e l’innovazione dei mezzi offerti dalle tecnologie più avanzate proponendo un nuovo abito all’esigenza di informazione, comunicazione e divulgazione di contenuti. E’ certamente la prassi maggiormente attenta alle sollecitazioni del mondo dell’arte e della multimedialità, pur rimanendo a tutti gli effetti un'esperienza strettamente legata all'architettura intesa come spazio capace di trasmettere emozioni.
L'allestimento in un monumento storico, o di parte di esso, implica la consapevolezza di declinare il contenuto espositivo da trasmettere attraverso la relazione dialettica tra l'apparato progettato e la preesistenza, tra il contenuto attuale e il contenitore del passato; tali casi rappresentano, evidentemente una eccezione dove contenuto e contenitore coincidono.
Si tratta di un progetto di museo dove la “cosa da esporre” ed il “luogo in cui esporre” coincidono in quanto ciò che viene comunicato è in parte strettamente connesso con il sito stesso in cui si è. La disciplina della museografia regola metodi e azioni proprie del progetto di un’esposizione permanente, ma non solo, ad essa è sottesa un’operazione progettuale che, a partire dall’oggetto, dal bene - genericamente inteso - da conservare, mostrare o promuovere, e dal suo modo di entrare in contatto con il fruitore, determina - o rinnova - il senso stesso del luogo e degli spazi in cui esso si colloca. Progettare un museo, o anche solo un allestimento museografico, non significa solo concepirne la morfologia e la distribuzione, quanto piuttosto dare ad esso una “forma significante”, alle strutture espositive come allo spazio che le contiene, e quindi assegnando ad ogni parte percepita un preciso ruolo nel processo di comunicazione e coinvolgimento dell’utente.

Rispetto alla “permanenza” del monumento, l'allestimento estrapola, da esso e dal contesto in cui è inserito, i contenuti selezionati da trasmettere, agendo sulla stratificazione di segni, di sensi, di livelli funzionali; opera cioè sul processo della trasmissione dei valori secondo criteri e approfondimenti che possono mutare ed adeguarsi alle differenti richieste dei fruitori. Rappresenta pertanto un nuovo layer aggiunto alla stratificazione storica tradizionale, con un “tempo” diverso, reversibile e non definitivo, adeguabile alle variazioni di gusto e di linguaggio espressivo, grazie anche a tecnologie reversibili e non invasive e alla flessibilità dei contenuti multimediali.

*tali riflessioni sono state elaborate per una relazione di progetto di allestimento in un edificio storico monumentale.