cos'è architettura & co.

architettura & co. è stato pensato da paolo giardiello per mettere a disposizione di tutti, in particolare dei suoi studenti, i propri scritti, ricerche e riflessioni sull'architettura. il blog contiene testi pubblicati, versioni integrali di saggi poi ridotti per motivi editoriali, scritti inediti o anche solo riflessioni e spunti di ricerche. per questo non ha un ordine determinato, non segue un filo logico, ma rappresenta solo la sequenza temporale di occasioni in cui parlare di architettura, prima di farla "parlare", come invece dovrebbe, normalmente, essere.

27 aprile 2019

M.I.O. Multifunctional Interior Object

...è in stampa il libro che racconta l'esperienza di MIO.




Si capisce che si stava tutti lì, – fece il vecchio Qfwfq, – 
e dove, altrimenti? Che ci potesse essere dello spazio, 
nessuno ancora lo sapeva. E il tempo, idem: cosa volete 
che ce ne facessimo, del tempo, stando lì pigiati come acciughe?

I. Calvino, Tutto in un punto



Premessa
Ci sono, a volte, coincidenze e incontri che consentono di superare aspettative consolidate e giungere a risultati inattesi. Insegnare è un compito difficile quanto delicato, non significa trasmettere un sapere determinato, quanto piuttosto rendere consapevoli gli studenti delle loro potenzialità, valorizzare le loro attitudini e dotarli degli strumenti necessari ad esprimere le loro opinioni. Non imponendo regole ma disvelando attitudini. Significa trasmettere metodo, conoscenza e curiosità, comporta la partecipazione condivisa ad una comune passione. Mettendosi a disposizione, non ponendosi come esempio.
Spesso, però, anche il migliore progetto didattico rimane chiuso nel recinto delle aule, trova la sua massima espressione nell’esecuzione corretta di un compito finalizzato ad una valutazione, al superamento di un esame. Questo perché l’insegnamento dell’architettura nelle università italiane è caratterizzato dalla mancanza di esperienze successive al “progetto”, dall’assenza della conoscenza diretta dei processi produttivi, dei vincoli delle norme vigenti, del progetto esecutivo finalizzato alla realizzabilità, della fase costruttiva con tutte le sue implicazioni.
Avere avuto la possibilità di seguire, in qualità di docente, un’esperienza dalla conoscenza del tema, al racconto di un metodo, all’elaborazione del progetto, alla revisione esecutiva alla luce di processi costruttivi e alla realizzazione diretta di un manufatto è stata una esperienza ricca e affascinante, nata dall’inatteso incontro di un gruppo di studenti curiosi e attenti, di collaboratori alla didattica pieni di entusiasmo e capacità, di un amministratore delegato illuminato e attento alla formazione di una delle più importati realtà produttive italiane nel settore del legno, del suo ufficio tecnico composto da persone competenti e aperte al dialogo, di un direttore di dipartimento e di un coordinatore di corso di laurea disponibili a seguire il loro collega docente in una esperienza inusuale.
A tutte queste persone va il mio ringraziamento, alla loro passione questo piccolo libro vuole essere un omaggio: Alessandro Pepe, Maria Benedetta Polcari, Camilla Zampiello, gli studenti progettisti del manufatto realizzato; Giulia Battaglia, Paola Buccaro, Katia Cammarano, Marco Capitelli, Michela Di Prisco, Laura Fonti, Fabiana Gallo, Maria Masi, Margherita Mastellone, Iole Romano, Marco Romano, Simone Silvestri, Marina Taurisano, Luca Villani, gli studenti partecipanti al workshop di progettazione esecutiva; Mario Losasso, direttore DiARC; Federica Visconti, coordinatrice del CdL Scienze dell’Architettura; Sergio Pone, Marella Santangelo, Viviana Saitto, i colleghi del Dipartimento che hanno fatto parte del comitato scientifico; Federica Boni, Gianluca De Pascale, Rita Fischer, Antonio Stefanelli, i tutor; Bernardino Greco, amministratore delegato della Rubner Holzbau SUD; Dario Curlante, Giuseppe Zicola, ufficio progettazione strutturale della Rubner Holzbau SUD.

Paolo Giardiello



[1]I. Calvino, Tutto in un punto, in I. Calvino, Le Cosmicomiche, Giulio Einaudi Editore, Torino 1965, p. 55.

13 aprile 2019

La materia fredda



Comunemente, ai materiali utilizzati per definire degli spazi interni, si attribuisce un carattere sinteticamente riassunto con gli aggettivi “caldo” o “freddo”. I metalli, considerati materiali freddi, non sono solitamente ritenuti i più idonei per dar vita a spazi accoglienti, ospitali o confortevoli e sono solitamente relegati al ruolo strutturale – percettivo oltre che reale –, usati come sottolineatura di pregio o per definire dettagli raffinati. 
La storia dell’architettura tuttavia presenta non pochi esempi emblematici di interni, come la Maison de Verre del 1932 a Parigi di Pierre Chareau e Bernard Bijovet o la Maison de l’Homme del 1963/67 a Zurigo di Le Corbusier, che rappresentano una declinazione possibile di tali materie, in maniera estesa, in ambienti comunque accoglienti e comodi, capaci di evocare i principi di confort, i valori di intimità, pur mediante componenti inusuali in ambito domestico.
Categorie relative alla percezione sensoriale dello spazio, infatti, non possono riferirsi solo ai materiali prevalenti, prescindendo dalla morfologia dello spazio, dalle dimensioni, dalle relazioni tra gli ambienti, dalle modalità di uso e di relazione con l’esterno. Sebbene ogni materiale sia portatore di contenuti desumibili dai suoi valori espressivi, la costruzione di uno spazio dotato di senso è paragonabile ad un discorso dove ogni parola contribuisce a rafforzare il senso del significato da trasmettere, in una strutturazione logica complessa e articolata. 
I materiali tuttavia sono portatori dell’uso che di loro nel tempo si è fatto e quindi evocano valori stratificati nella memoria collettiva: i metalli, ad esempio, ricordano il loro impiego tradizionale in ambito industriale nonché l’ampia diffusione nella costruzione dei mezzi di trasporto – navi, aerei, treni – a cui, a partire da Le Corbusier con le pagine di Verse une Architecture del 1923, l’architettura ha guardato come esempio di “modernità”.
Oggi i materiali metallici utilizzabili nella costruzione e nella definizione degli spazi interni domestici trovano ampia diffusione e il mercato offre soluzioni di rivestimento o di finitura – gres ceramici, laminati, serigrafie – che comunicano le loro specificità e propongono i valori di cui essi sono portatori. 
Attualmente, oltre i mezzi di trasporto, incluse le automobili, i motocicli e finanche quelli che raccontano la conquista dello spazio, i materiali metallici sono parte del quotidiano, perfino della vita domestica, perché caratteristici degli elettrodomestici, degli utensili di uso comune, degli arredi e di molti apparecchi elettronici o digitali di grande diffusione. L’alluminio e l’acciaio appartengono a strumenti di uso comune, sostengono il nostro corpo, entrano nelle nostre tasche, sono nelle nostre mani, danno identità a famiglie di oggetti avanzati ritenuti, non solo indispensabili, ma iconici della contemporaneità.
Il passaggio sperato da una casa domotica ad uno spazio di vita realmente paragonabile alle prestazioni, alla flessibilità e alla personalizzazione degli apparati digitali, condiziona anche il gusto e la scelta dei materiali che, senza pregiudizi, si orienta verso texture e finiture un tempo inusuali. 
Accogliente e confortevole non è solo qualcosa di comodo rispetto alle esigenze fisiche, ma anche capace di prestazioni e di interazione paragonabili a quelle del proprio smartphone computer e, quindi, capaci di assecondare aspettative di comunicazione e di conoscenza del mondo. 
I materiali migrano, senza preclusione, da una dimensione oggettuale ad una spaziale al fine di indentificare gli interni dove vivere con gli strumenti ritenuti capaci di assolvere ai bisogni più profondi del quotidiano. I significati cambiano con le variazioni della cultura del tempo, così come del gusto e delle mode, nel nome di una adesione a stili di vita in continua evoluzione, inafferrabili, comprensibili solo lasciandosi trasportare dalle suggestioni da essi suggerite.