cos'è architettura & co.

architettura & co. è stato pensato da paolo giardiello per mettere a disposizione di tutti, in particolare dei suoi studenti, i propri scritti, ricerche e riflessioni sull'architettura. il blog contiene testi pubblicati, versioni integrali di saggi poi ridotti per motivi editoriali, scritti inediti o anche solo riflessioni e spunti di ricerche. per questo non ha un ordine determinato, non segue un filo logico, ma rappresenta solo la sequenza temporale di occasioni in cui parlare di architettura, prima di farla "parlare", come invece dovrebbe, normalmente, essere.

10 settembre 2013

che futuro?

Scrive Ernesto Assante su La Repubblica di oggi, nel presentare i possibili nuovi prodotti della Apple: "Sono passati poco più di sei anni da quando i primi iPhone arrivarono nei negozi. Sei anni nei quali il mondo digitale e quello della comunicazione personale sono profondamente cambiati. Sei anni fa ragionavamo ancora di telefoni e computer, eravamo ancora in un mondo fortemente analogico, oggi pensiamo in termini di smartphone e tablet e i bit dominano la scena. Sei anni fa era possibile vivere in una casa priva di wifi, oggi ad essere connessa alla rete è persino il televisore che abbiamo in soggiorno. Sei anni fa Youtube aveva solo un anno di vita, e Facebook contava poco più di trenta milioni di utenti. Sei anni, un periodo breve in fondo, ma quanto basta per poter dire che si tratta di un passato definitivamente dimenticato, di un’altra era. Magari non per molti degli adulti, cresciuti con i pc, certamente per chi, giovane o adolescente, dei vecchi device non sa che farsene, e che pensa se stesso facilmente collegato alla rete, attraverso macchine sempre più potenti e portatili, pronto a condividere contenuti tramite i social network. A causare questo straordinario cambiamento è stato l’avvento dell’iPhone, che ha trasformato i cellulari in smartphone e ha inaugurato l’arrivo di Internet e delle app nelle nostre tasche, e spinto le altre aziende a cambiare rotta, Google a creare Android, Samsung a gettarsi nella mischia, Microsoft a scegliere la strada del touch, altre aziende a trasformarsi, fallire, rinascere".



E' incredibile, ma proprio questa estate ho fatto una riflessione simile. si tratta di una riflessione tesa a valutare il futuro assetto degli spazi domestici. Anticipo con piacere tali appunti, non ancora definitivi, che diventeranno a breve un piccolo libro e che sono anche il fondamento di un ciclo di lezioni che terrò all'Università Autonoma de Aguascalientes (Messico) nel mese di settembre.

"Ho 51 anni, chi ha la mia stessa età, o di più, può perfettamente comprendere ciò che sto per dire, i giovani saranno invece sorpresi dalla mia breve introduzione.
Mezzo secolo non è poi così tanto, ci sono generazioni precedenti che hanno vissuto sulla loro pelle il passaggio da una società di fine ottocento a quella moderna; ma il nostro mezzo secolo, quello appena trascorso, ha visto cambiamenti e innovazioni, certamente meno epocali rispetto l'avvento della luce elettrica, del motore a vapore, delle catene di montaggio, delle automobili, dei treni, degli aerei, delle metropolitane, della radio, del telefono, della televisione, del frigorifero e della lavatrice, ma che forse hanno inciso molto più velocemente, e a fondo, nelle nostre abitudini. In particolare mi riferisco ai cambiamenti che gli oggetti, gli strumenti tecnologici, le dotazioni domestiche, i mezzi di comunicazione, impongono all'organizzazione dello spazio della casa, o dell'ufficio, e quindi alle modalità relazionali, agli spazi, alle dimensioni, che finiscono per alterare completamente la concezione dei luoghi in cui vivere.
La casa borghese, in fondo concettualmente identica a sé stessa dalla fine dell'ottocento fino al secondo dopoguerra, ha saputo accogliere, senza particolari traumi, se non piccoli adeguamenti, innovazioni e oggetti prima impensabili: dagli ascensori ai citofoni nelle parti condominiali, dagli elettrodomestici in cucina all'avvento della radio prima e della televisione poi nel soggiorno, dal telefono, spesso in corridoio, al riscaldamento centralizzato che rendeva i vecchi camini e le antiche stufe solo simboli di un focolare intorno ai quali la famiglia un tempo si riuniva.
La casa della nostra generazione invece, quella che in Italia è detta del “boom economico”, quella degli anni '60 già dotata di tutti questi apparecchi e strumenti ma pur sempre figlia di quella dimora borghese, da allora ad oggi ha subito continue trasformazioni, a volte veri e propri sconvolgimenti, proprio a causa di abitudini e mode indotte da prodotti e comunque dal mercato che ha suggerito stili di vita sempre diversi. La televisione, ad esempio, era ancora il centro della casa, il luogo in cui, intorno ad un solo canale prima e a ben due solo anni dopo, si riuniva l'intera famiglia a seguire film, sceneggiati e varietà. E' bastata la moltiplicazione dei canali, l'avvento di informazioni e divertimenti alternativi che hanno moltiplicato il numero degli apparecchi tv in casa affinché ognuno potesse seguire il suo programma preferito, creando quindi, nella casa, più poli attrattivi, più luoghi in cui appartarsi, rispetto alla centralità dell'unico televisore. Forse scardinando anche abitudini e riti consolidati nelle famiglie per decenni. Così quello che noi chiamavamo “lo stereo”, l'apparecchio di alta fedeltà con cui ascoltare i dischi in vinile, all'inizio non aveva un ruolo molto differente dalla vecchia radio, se non addirittura dell'antico grammofono, ma con l'avvento di mangiadischi e mangianastri, di radioline e walkman, di piccolissimi lettori di cd, fino all'avvento del digitale e quindi dei riproduttori di musica mp3 e simili, il rapporto tra spazio e oggetto viene a sparire, non c'è più un luogo deputato all'ascolto, e la musica può essere ascoltata ovunque ed in qualsiasi modo, seduti, sdraiati, passeggiando, facendo la doccia. Così come il telefono che, quando era fisso costringeva ad organizzare un ambito all'intorno dove poter stare durante le comunicazioni e che, quando è diventato semplicemente una cornetta senza fili ha finito per non incidere più sulla forma dello spazio e poi ormai telefono cellulare, non più confinato nel perimetro circoscritto delle mura domestiche, addirittura non ha più alcuna relazione con il luogo in cui si è. Potrei continuare ancora ma voglio arrivare a ricordare il difficile rapporto che ha avuto la casa con l'avvento del personal computer. Tale oggetto è stato subito visto con sospetto in ambito privato e familiare, se si cominciava a intuirne l'importanza in ambito lavorativo o professionale, non se ne capiva proprio all'inizio la necessità di averlo in casa. I primi hanno trovato posto negli studi delle case che prevedevano un luogo simile, raramente nel soggiorno, e comunque erano desiderati soprattutto dai ragazzi che potevano sperimentare i primi videogiochi, a dire il vero di una noia mortale, che non avrebbero fatto immaginare mai lo sviluppo che dopo hanno avuto. Spesso veniva riposto in un armadio e tirato fuori solo quando serviva e comunque, per il suo aspetto poco gradevole, così poco domestico, veniva nascosto se possibile, come era accaduto ai primi televisori che addirittura venivano venduti dentro armadietti in stile antico che ne nascondevano la tecnologia. Quello che è accaduto da internet in poi lo ricordiamo tutti. Improvvisamente quel goffo schermo, una volta solo verde e poi dipinto con i primi 256 colori, è diventato una finestra sul mondo, l'accesso ad un forziere in cui tutto ci sarebbe stato, prima o poi. Così è stato, ma questo ha comportato, e quello ci interessa, vari cambiamenti nell'organizzazione della casa: all'inizio l'acquisto di tavolinetti o scrivanie disegnate apposta per accogliere un personal computer con tutti i suoi accessori, oggetti solitamente brutti perché a metà tra un ufficio e una cameretta per ragazzi, poi la loro sostituzione con altri finalmente dal design più accattivante, magari integrati con il mobile tv o con gli apparecchi per il dolby surround. Poi sono arrivate le connessioni senza fili e, senza che ce ne accorgessimo, oggi viviamo ormai felicemente in spazi invasi, come un deposito di un megastore, da portatili, tablet e smartphone, che hanno addirittura espulso, in pochi anni, il vecchio pc da casa e la cara televisione sostituendoli con schermi al plasma interattivi, memorie centralizzate, cablaggio totale delle funzioni della casa.
Insomma, non ce ne rendiamo conto ma, giusto per dare un punto fermo, dal 2007 in poi, anno in cui è stato immesso sul mercato il primo iphone, la tecnologia informatica ha avuto una accelerazione così immediata da far sembrare tutto quello che c'era prima vecchio di secoli. Negli ultimi 6 anni abbiamo assistito non solo ad una miniaturizzazione degli apparecchi, ad una loro esemplificazione e diffusione, all'avvento del touch e alla scomparsa di tastiere e mouse, ma soprattutto ad una interazione di tutti gli strumenti tra loro e con le altre componenti che animano i nostri spazi. L'avvento del digitale, del controllo a distanza, dell'informazione e del monitoraggio in tempo reale, ha man mano messo in discussione ogni strumento che davamo per scontato: il frigo ci avverte quando è vuoto e di che prodotti necessita, il forno ci conta le calorie dei cibi, l'automobile ci avverte del pericolo pioggia o ghiaccio, la caldaia gestisce la nostra percezione del calore o del freddo.
L'architettura? L'architettura in un primo momento ha risposto con tecnologia alla tecnologia, rendendo sempre più simile il suo modo di essere usata alle nuove proposte del mercato informatico. E' in questo preciso momento che ha perduto l'occasione di diventare la scena adeguata dove far svolgere al meglio la nuova vita relazionale che si stava prefigurando. Ha smesso cioè di guardare l'uomo e ha ripreso a guardare come migliorare sé stessa, come prepararsi alla scena dell'avvento del digitale" [...] (segue).
PG