cos'è architettura & co.

architettura & co. è stato pensato da paolo giardiello per mettere a disposizione di tutti, in particolare dei suoi studenti, i propri scritti, ricerche e riflessioni sull'architettura. il blog contiene testi pubblicati, versioni integrali di saggi poi ridotti per motivi editoriali, scritti inediti o anche solo riflessioni e spunti di ricerche. per questo non ha un ordine determinato, non segue un filo logico, ma rappresenta solo la sequenza temporale di occasioni in cui parlare di architettura, prima di farla "parlare", come invece dovrebbe, normalmente, essere.

23 giugno 2014

Living in a chip



L'avvento della tecnologia informatica, del digitale e della “rete” internet, ha modificato sostanzialmente il nostro quotidiano, costruendo un mondo in cui, secondo una espressione diffusa, siamo sempre “connessi”. I nuovi apparati elettronici, i nuovi oggetti che ci circondano, hanno infatti aumentato le possibilità di comunicazione e di conoscenza, di informazione e di scambio di opinioni ma, soprattutto, ci hanno reso parte di un “sistema” in cui si è costantemente collegati a coloro o a ciò che abbiamo scelto di seguire e aggiornare. Tale principio di “connettività” ha modificato il senso stesso delle relazioni interpersonali, del diritto all'informazione, della conoscenza e della possibilità di raccogliere dati e nozioni, alterando la sostanza reale di stati come la “solitudine”, la “percezione” o l' “esperienza”.
La domotica, letteralmente la robotica applicata alla casa, e cioè la diffusione e la declinazione di tali tecnologie in ambito domestico, pur avendo raggiunto potenzialità impensabili, nella prassi corrente, è stata utilizzata prevalentemente ancora solo per il controllo degli strumenti che contribuiscono al confort abitativo, per gli oggetti che animano lo spazio, per la gestione a distanza degli impianti e quindi per la verifica in tempo reale dei requisiti e delle prestazioni delle componenti tecnologiche.
Se cioè il mondo, grazie alle nuove tecnologie, è diventato un luogo di scambio, a ogni livello, di legami e di contatti interpersonali sempre più intensi, di conoscenza e approfondimento di interessi e passioni, di partecipazione a ideali, la casa invece - come i principali spazi destinati alle varie attività dell'uomo - è diventata principalmente uno “strumento” sempre più controllabile, più performante, più personalizzabile, più adeguato alle esigenze, insomma più complesso ma più facilmente gestibile.
Parafrasando uno slogan caratteristico del Movimento Moderno, se la casa agli inizi del XX secolo poteva essere intesa, grazie alla rivoluzione tecnologica del tempo e in aderenza ai cambiamenti della società, come una “macchina da abitare”, oggi essa si sta conformando sempre più come un “computer da abitare”, uno strumento elettronico sofisticato capace di soddisfare ogni esigenza espressa dal contemporaneo, anche la più ardita.
Eppure, se la “macchina da abitare” del secolo scorso non voleva affermare solo l'avvento di innovazioni tecniche quanto, piuttosto, suggerire uno “stile di vita” adeguato ai tempi in evoluzione corroborati da nuove opportunità offerte dal “moderno” in arrivo, il “computer da abitare” con cui oggi ci confrontiamo, non è ancora foriero di nuove modalità insediative e relazionali, quanto solo di un totale controllo degli apparati e delle componenti, ovvero di integrazione e dialogo tra gli stessi, che attrezzano e qualificano gli spazi in cui vivere.
La ricerca scientifica e tecnologica oggi sta invece cercando di imporre una reale inversione di tendenza e quindi proporre un rinnovato significato del ruolo della domotica nella vita dell'uomo: dal controllo e comando degli apparati si sta giungendo ad una reale interattività e ad un dialogo con essi. Il futuro che si sta progettando è quello in cui gli oggetti non solo saranno sempre più obbedienti e a nostra totale disposizione, ma saranno in grado di “parlarci”, di “richiamare la nostra attenzione”, nel senso che saranno gli oggetti, conoscendo i nostri gusti ed esigenze, a stimolarci, ad invitarci, a suggerire, a proporre. Tale cambio di atteggiamento, già percorribile tecnologicamente, e in essere nel mondo immateriale di internet, è prossimo ad invadere il nostro quotidiano, la nostra vita reale.
I prodotti ci riconosceranno, o meglio riconosceranno un nostro apparato - smartphone, tablet o semplice card dotata di chip che sia - e quando saremo presso di loro, apprendendo chi siamo e cosa desideriamo, ci proporranno offerte e opportunità, magnificando le loro qualità in tempo reale, invitandoci a provarli, a comprarli, a studiarli o semplicemente a conoscerli e utilizzarli. Gli oggetti, gli spazi, le istituzioni ci contatteranno sapendo i nostri gusti ed esigenze, bisogni e aspettative e, se glielo avremo consentito, ci daranno ogni tipo di informazione sulle loro caratteristiche attraverso confronti con altri prodotti o luoghi o situazioni simili.
Questo non solo quindi in campo commerciale, ma in tutte le attività quotidiane: in un museo o in una esposizione temporanea saranno le opere d'arte a raccontarci spontaneamente la loro storia e adeguarla al nostro interesse e livello di approfondimento, così come durante la visita ad una città i monumenti stessi ci daranno informazioni culturali, orari di apertura, costo del biglietto di accesso, tempi di fruizione, organizzando quindi la nostra visita nel giorno e nel momento giusto, leggendo i nostri impegni e il nostro programma di viaggio. Come anche i luoghi di ristoro e divertimento sapranno ricordarci da quanto tempo non ci fermiamo a fare una pausa, a degustare un caffè, esaltando le caratteristiche dei prodotti e del servizio a nostra disposizione. Insomma in albergo sapranno già cosa desideriamo per colazione; i luoghi di transito ci ricorderanno di comprare il giornale, il binario o il gate a cui andare e il tempo che manca alla partenza; una automobile ci disegnerà il migliore tragitto conoscendo le nostre abitudini e confrontandole con il traffico; una biblioteca ci aiuterà a scegliere cosa studiare o leggere; un treno saprà che musica preferiamo e come siamo soliti accomodarci in una poltrona, provando magari a convincerci che, per una volta, scendere in una tappa intermedia significa vivere una esperienza inattesa e certamente di nostro gusto.
Questo futuro, fatto di una applicazione diffusa e capillare di tecnologie semplici, è oggi già potenzialmente in atto, necessita solo di interfaccia semplici e comprensibili e modificherà sostanzialmente le nostre abitudini, cambierà radicalmente il rapporto tra l'uomo e le cose, tra le azioni da compiere e i bisogni da soddisfare.
All'interno di tali nuove relazioni l'architettura deve sapere accogliere la sfida e riuscire ad adeguare, anzi rinnovare, gli spazi destinati alla vita dell'uomo. Non si tratterà infatti di calare nuovi oggetti o strumenti nelle vecchie conformazioni spaziali, ma di capire come dare nuova forma e significato a luoghi in cui l'interattività cancellerà confini tra bisogni e desideri, tra azioni e reazioni, tra pubblico e privato, tra reale e virtuale, tra intimo e condiviso.

Non è immaginabile infatti che tale rivoluzione non alteri gli spazi e il loro uso, non modifichi l'idea di chiuso e aperto, di interno ed esterno, forse addirittura di luogo stesso in quanto l'essere in un determinato posto sarà solo uno dei parametri in gioco, non più così indispensabile, così assoluto. La personalizzazione dei luoghi andrà di pari passo alla interazione tra gli oggetti e gli utenti, tra il loro aspetto simbolico e formale e il loro effettivo uso. Certamente lo spazio non potrà rimanere indifferente, dovrà essere sostanza e forma del “computer da abitare”, luogo di dialogo tra persone e cose, scena di relazioni non più immediatamente tangibili sebbene supportate da desideri e aspettative forti e consolidati.