cos'è architettura & co.

architettura & co. è stato pensato da paolo giardiello per mettere a disposizione di tutti, in particolare dei suoi studenti, i propri scritti, ricerche e riflessioni sull'architettura. il blog contiene testi pubblicati, versioni integrali di saggi poi ridotti per motivi editoriali, scritti inediti o anche solo riflessioni e spunti di ricerche. per questo non ha un ordine determinato, non segue un filo logico, ma rappresenta solo la sequenza temporale di occasioni in cui parlare di architettura, prima di farla "parlare", come invece dovrebbe, normalmente, essere.

19 luglio 2018

exhibition



Il termine anglosassone exhibition si traduce in italiano con la parola esposizione, che deriva dalla radice latina del verbo exponere, esporre. L'esposizione, anche nel linguaggio comune, è sinonimo di mostra, fiera, rassegna, salone, non a caso le Esposizioni Universali erano i luoghi dove veniva mostrato il futuro, inteso come scoperte scientifiche, capacità tecnologiche, stili, mode e variazioni del gusto. 
Tale termine tuttavia, nella lingua italiana, ha altri significati di uso frequente: resoconto, descrizione; collocazione in vista; posizione rispetto ai punti cardinali; disposizione rispetto ad una fonte di energia; tempo in cui un materiale sensibile viene colpito dalla luce; ammontare dei debiti.
Come in un gioco di parole in cui incrociare i diversi significati, si vuole provare a dimostrare come tali contenuti differenti appartengano tutti al progetto di allestimento, utili a comprendere aspetti del mostrare e comunicare altrimenti dimenticati.
Resoconto
L'allestimento, per sua natura, è la forma costruita di un processo di comunicazione di un contenuto preciso, per cui il significato di “descrizione, narrazione, resoconto, testimonianza” ne evidenzia alcuni aspetti fondamentali: il suo essere un racconto con cui trasmettere un significato, la scelta dei significati stessi, la forma con cui mostrarli, il linguaggio da adottare. Una testimonianza può essere infatti la mera descrizione di determinati fatti, come può essere altresì la precisa scelta e selezione di alcuni “fatti tra i fatti” con cui veicolare contenuti più ampi, non specifici dei “fatti” stessi. Un racconto non è cioè oggettivo, è uno dei tanti possibili modi per descrivere una trama, per narrare una storia. Il contenuto del racconto si palesa non solo nella sua descrizione ma anche nel modo in cui è esposto che diviene, a sua volta, la riflessione personale e mirata sul suo valore, sul suo senso in un determinato tempo e luogo.
Collocazione
La messa a disposizione, la messa in scena, la sottolineatura e l'evidenziazione di alcuni contenuti sono alla base del processo espositivo. Se l'esposizione di un oggetto in una vetrina ai fini commerciali intende descriverlo al meglio al fine di renderlo attrattivo agli occhi di un compratore, la collocazione di un qualsiasi elemento all'interno del racconto predisposto per comunicare un significato ne esprimere il ruolo, ne costruisce il carattere, lo fa dialogare con altri o lascia che possa, in un monologo solitario, narrare la propria storia. Collocare significa individuare un luogo preciso nello spazio espositivo affinché l'oggetto possa entrare in rapporto con il fruitore, possa interagire con lui, possa sollecitarlo e stimolarlo, dando senso e ruolo allo spazio stesso in cui l'incontro avviene. E' un gioco basato sulla prossemica, sulla lontananza e vicinanza, sulla presenza e sull'assenza, sul previsto e sulla sorpresa.
Posizione
La posizione rispetto ai punti cardinali di un manufatto o di un luogo implica che esso sia “orientato”, che instauri un dialogo con il contesto e che, nel contempo, indirizzi e definisca il luogo in cui è. La posizione in tal senso è la chiave con cui disvelare e far comprendere il rapporto tra l'esposizione, il luogo e l'utente. Orientare non è solo indicare, è giustificare e avvalorare ogni direzione possibile, significa creare gerarchie e priorità, è misurare e tracciare i percorsi di conoscenza, è in definitiva l'atto di costruzione di un punto di partenza da cui derivare ogni ragionamento accessorio, è la meta da raggiungere.
Disposizione
Disporsi in modo che si entri in relazione con qualcosa o qualcuno, che si riceva la luce o l'ombra, che separi o che unisca, che accolga o respinga è, per una esposizione, la regione stessa del suo essere realizzata. Ciò che è esposto non è solo mostrato ma è disposto in modo da ricevere o dare; l'oggetto dell'esposizione chiarisce il luogo, definisce lo spazio, comunica le ragioni al fruitore. Esporre verso o contro, a favore di qualcosa o nascondendosi da altre situazioni, significa aggiungere il valore dell'esposizione, dell'allestimento inteso come supporto, a quello di ciò che è esposto, implica l'unione di significati distinti al fine di costruirne uno nuovo, coerente con i singoli ma portatore di contenuti altri. La disposizione e quindi le posizioni progettate usano l'ordine o il disordine, la singolarità e la molteplicità, la ripetizione e l'eccezione come strumenti per il riconoscimento dei caratteri e dei valori.
Tempo
Il tempo di esposizione in fotografia, come il tempo che serve all'occhio per adattarsi dal buio alla luce, come il tempo che si può sopportare di essere privi di protezioni sotto il sole o al freddo, raccontano di come le cose subiscano effetti e modificazioni grazie al tempo, ma anche di come interagiscano con il clima, le stagioni, le ore della giornata. In un allestimento il tempo diviene la ragione stessa del progetto espositivo, perché il tempo di fruizione e di attenzione dell'utente si progetta grazie ai condizionamenti o suggerimenti derivanti dalla componente materica dell'apparato. Il tempo viene scandito, compresso, dilatato, accompagnato dalle scelte costruttive, materiche e decorative delle strutture, dalla luce e dai suoni, dal trattamento delle superfici, dalla quantità di informazioni e di materiale esposto. Il tempo è però anche il tempo nel quale ciò che è temporaneo perdura, ciò che è effimero resiste, è il tempo del ricordo e della memoria dell'evento, è la capacità di rimanere nell'immaginario di ciò che invece è materialmente assente.
Ammontare
L'esposizione economica, il debito o il credito verso qualcuno porta a riflettere sul costo e sul valore di una mostra. Al di là dei termini economici, che pure condizionano o regolano la possibilità di esporre in un determinato modo, ogni allestimento mette in gioco un valore di tipo culturale che parte dai costi in termini di ricerca e conoscenza per la scelta dei contenuti e si concretizza nella divulgazione del sapere valutabile in termini di crescita culturale sociale e individuale. Il rischio del debito contratto dal punto di vista didattico è quello dell'incomprensione o del fraintendimento in cui una esposizione non deve incorrere in quanto investimento fondamentale per la crescita della società. La proporzione tra le energie spese e i benefici ottenuti vanno garantiti quanto si tratta di investimenti culturali in quanto la società non può permettersi di sperperare risorse richiudendosi in una forma di isolamento intellettuale o formativo. La sola informazione non è sufficiente se rimane fine a se stessa, essa deve incontrare l'ascolto di coloro a cui è diretta.
Con tale gioco tra parole, apparentemente chiare, i cui significati trasmigrano da una all'altra, si è voluto evidenziare quanto l'atto di mettere in scena un oggetto, un fatto o un contenuto, sia carico di valenze e opportunità, di responsabilità e attenzioni. La comunicazione non può creare equivoci o ambiguità e tuttavia non può essere univoca, essa deve provocare la partecipazione del fruitore che, appropriandosene, aggiunge altri valori e sensi, in un gioco di rimandi e sovrapposizioni.