cos'è architettura & co.

architettura & co. è stato pensato da paolo giardiello per mettere a disposizione di tutti, in particolare dei suoi studenti, i propri scritti, ricerche e riflessioni sull'architettura. il blog contiene testi pubblicati, versioni integrali di saggi poi ridotti per motivi editoriali, scritti inediti o anche solo riflessioni e spunti di ricerche. per questo non ha un ordine determinato, non segue un filo logico, ma rappresenta solo la sequenza temporale di occasioni in cui parlare di architettura, prima di farla "parlare", come invece dovrebbe, normalmente, essere.

02 ottobre 2019

Spazi complessi



La proposta degli architetti ed artisti austriaci  Christoph Meier, Ute Müller, Robert Schwarz e Lukas Stopczynski, il Lax Bar a Vienna (2019), ultima dal punto di vista temporale di una serie di opere sullo stesso tema, riproduce, con altro materiale, lo spazio interno del Kärntner Bar di Adolf Loos (1908), conosciuto anche come American Bar, espressione estrema della capacità del maestro viennese nel dosare i rivestimenti, nel proporzionare gli ambienti, nel costruire una atmosfera capace di comunicare non solo il significato dell’opera ma anche il gusto di un’epoca e di una nazione.
La “traduzione” in piastrelle di ceramica bianche con fuga di posa in opera scura, dei materiali pregiati – legno, marmo, pelle e ottone – del progetto originale, scelta monomaterica più simile ad una radicalizzazione linguistica di Superstudio o di alcuni esempi di Gio Ponti e Nanda Vigo degli anni ’60 e ’70, rappresenta una tappa di una ricerca definibile di “variazioni sul tema”, di varianti materiche e strutturali, di traduzioni e tradimenti, di temporaneità e permanenza, che utilizzano la morfologia e la dimensione di uno spazio interno estremamente noto al fine di evidenziarne, per contrapposizione o affinità, alcuni valori e significati. Una riflessione, tra la performance, il progetto di interni e la ricerca teorica, del rapporto tra utente e ambiente costruito, che non può passare inosservata, proprio grazie alla notorietà del modello utilizzato.
Appare evidente, in quest’ultimo esempio costruito, che l’unico materiale semplice e consueto viene usato in contrapposizione  alla ricchezza e alla preziosità dei rivestimenti dell’originale, con la chiara volontà di annullarne il valore espressivo intrinseco, demandando invece il ruolo predominate della costruzione dello spazio alla presenza della nuova texture, della trama derivante dalle fughe poste ben in vista. Il reticolo spaziale disegnato dalla posa in opera delle piastrelle diventa una sorta di gabbia spaziale che delinea e perimetra perfettamente ogni ambito, avvolgendo il fruitore in una sorta di sottolineatura geometrica, fortemente espressiva, capace di misurare e definire lo spazio, di guidare e orientare, di suggerire comportamenti e relazioni.
Per contrapposizione la scelta monomaterica, asettica, quasi straniante, restituisce valore, sottolinea il significato delle soluzioni dell’opera loosiana, dall’accostamento di materiali freddi e caldi, dai toni scuri avvolgenti delimitanti l’interno e dalle profondità e trasparenze virtuali degli specchi che creano ambienti illusori. Specchi che, posti nello stesso luogo e nella stessa dimensione, nella soluzione attuale riproducono il medesimo effetto di sfondamento dello spazio pur se in misura meno evidente ed espressiva rispetto all’originale proprio a causa della presenza della texture resa protagonista. La misura dello spazio, e quindi anche la sua ripetizione virtuale, non è infatti più dettata dalla composizione di derivazione strutturale – paraste, travi, cassettonato, pareti – ma solo dalla ossessiva ripetizione della piastrella che scompone la realtà in un gioco di moduli infiniti ed intangibili.
L’assenza di colori, di grana, di ruvidità o di morbidezza dell’unico materiale, così come l’eliminazione delle opere d’arte e l’illuminazione diffusa ben lontana dall’effetto caldo del Kärntner di Loos, ci raccontano di un luogo astratto, a tratti indecifrabile, eppure perfettamente controllabile e misurabile, intellegibile e comunicativo.
Tale è il ruolo delle trame, delle texture, quando divengono elemento dominante non delle superfici ma dell’interno architettonico inteso nella sua tridimensionalità, quello di rendere comprensibile, misurabile, evidente la morfologia e la dimensione dell’ambiente fruibile, riuscendo a esprimere una materia assente, quella dello spazio, a evidenziarne la forma, attraverso una ridondanza percettiva del margine dell’involucro che lo contiene.