cos'è architettura & co.

architettura & co. è stato pensato da paolo giardiello per mettere a disposizione di tutti, in particolare dei suoi studenti, i propri scritti, ricerche e riflessioni sull'architettura. il blog contiene testi pubblicati, versioni integrali di saggi poi ridotti per motivi editoriali, scritti inediti o anche solo riflessioni e spunti di ricerche. per questo non ha un ordine determinato, non segue un filo logico, ma rappresenta solo la sequenza temporale di occasioni in cui parlare di architettura, prima di farla "parlare", come invece dovrebbe, normalmente, essere.

31 gennaio 2012

... è in libreria: iSpace!



Premessa
Prima erano i nonluoghi, incompresi, criticati, demonizzati. Poi si è assistito al loro proliferarsi e quindi alla richiesta sempre più pressante di luoghi, per quanto privi di identità e carattere, dove affermare il proprio diritto all'anonimato. Sono stati ribattezzati superluoghi, da alcuni, iperluoghi, da altri, dove le differenze di interpretazione non mettevano, in ogni caso, in dubbio l'opportunità di riconoscere e capire un fenomeno in atto ed in continua e pressante evoluzione. Oggi sono  ovunque, non compresi davvero e privi di una definizione. Non hanno un nome condiviso ma sono sempre più complessi ed articolati, molto più densi ed efficienti dei super e degli iper, sono l'oggetto del desiderio di ogni consumatore, sono ciò che tutti sono obbligati ad attraversare per prendere un treno o un aereo, sono la meta domenicale di ogni famiglia media italiana.
Cosa c'è oltre l'iper per poterli denominare nel mentre si sviluppano, crescono e cambiano? Ultra, extra, mega? A ben intendere le regole grammaticali della lingua italiana, ci sarebbe la possibilità, per indicarli il non plus ultra della categoria a cui appartengono, di utilizzare una semplice formula di ripetizione del termine: sono il “luogo dei luoghi”. Cioè il livello massimo, da tutti i punti di vista – funzionale, prestazionale, sensoriale, linguistico – che un luogo può raggiungere. La definizione potrebbe essere quella giusta, anche perché dichiarerebbe indirettamente che tali luoghi sono la sommatoria di più luoghi. Se da una negazione, però, si è passati ad un superlativo, sarebbe troppo banale sostituire tale superlativo con il superlativo dei superlativi, per cui il nome per definire il processo che è in atto necessita di un'altra radice, di trovare la sua identità, non come decremento o ipertrofia di qualcosa che esiste, ma come esempio o conseguenza di modi di essere, di stili di vita, non ancora catalogati o riconosciuti.
Ecco quindi la proposta di chiamarli “iSpace”, il cui significato il presente libro cerca di spiegare e giustificare. Nome facilmente comunicabile, semplice ed essenziale. Corto e chiaro come ci ammoniva in un suo film Massimo Troisi nel cercare il nome giusto per un figlio - né troppo lungo, né troppo breve - affinché non cresca “maleducato”.
Forse per questo, per non far evolvere in maniera “sconveniente” tali luoghi, si suggerisce questo nuovo termine, per quanto un po' ruffiano e alla moda, così che l'evoluzione diventi consapevole, ragionata e programmata e il futuro dei nonluoghi possa essere, almeno in parte, “ben educato”.








Indice
Premessa
Il progetto della funzione
Modificazioni funzionali
Dai nonluoghi ai superluoghi
Il linguaggio dei nonluoghi
Il caso rinascente
L'outlet, le ragioni del linguaggio
La forma del viaggio
Dai superluoghi agli iperluoghi
iSpace, il futuro dei non-super-iper-luoghi
Dietro le quinte
Bibliografia