cos'è architettura & co.

architettura & co. è stato pensato da paolo giardiello per mettere a disposizione di tutti, in particolare dei suoi studenti, i propri scritti, ricerche e riflessioni sull'architettura. il blog contiene testi pubblicati, versioni integrali di saggi poi ridotti per motivi editoriali, scritti inediti o anche solo riflessioni e spunti di ricerche. per questo non ha un ordine determinato, non segue un filo logico, ma rappresenta solo la sequenza temporale di occasioni in cui parlare di architettura, prima di farla "parlare", come invece dovrebbe, normalmente, essere.

11 gennaio 2012

Villa Busk di Sverre Fehn


Villa Busk è una di quelle architetture esemplari per rigore, coerenza e poesia di cui risulta impossibile restituire l'atmosfera e l’emozione spaziale soltanto attraverso le parole o le immagini. Può essere pertanto interessante, in questa sede, provare ad alternare la descrizione rigorosa ed oggettiva con alcune considerazioni più personali - dello stesso Fehn o di chi scrive - utili per chiarire quanto una architettura dal forte portato narrativo sia capace di costruire nel fruitore suggestioni che, a loro volta, delineano la trama di ulteriori storie.
La casa costruita da Sverre Fehn su un terreno roccioso a poche centinaia di metri dal mare lungo la costa Sud della Norvegia a circa tre ore di macchina da Oslo, si presenta al visitatore come un volume allungato, ad un solo livello. Tale volume principale è intersecato in corrispondenza dell'ingresso da un asse ortogonale, orientato NO - SE, ai cui estremi trovano luogo il volume del deposito esterno e la torre collegata dal ponte coperto.
Già da questa prima e sommaria descrizione emergono alcuni termini – ponte, torre – che sembrano appartenere ad architetture d’altri tempi. E non a caso Fehn ama raccontare, a tal proposito, il rapporto intercorso tra lui e la giovane figlia dei committenti. La bimba, forse spaventata dal dover cambiare casa, continuava giudicare “brutta” la nuova abitazione. Pertanto, durante la costruzione, Fehn decise di fare un patto con la piccola promettendogli di costruire solo per lei un luogo segreto, rendendola così ben disposta verso  la nuova costruzione. Ebbene, con grande soddisfazione, l'architetto narra che, alla fine, non è stato realizzata alcuna stanza magica e che, soprattutto, la bimba non ha mai preteso di trovarla.
Nelle premesse progettuali era insita quindi la volontà di costruire una casa “normale”, una struttura spaziale capace di  divenire subito parte della vita quotidiana dei suoi proprietari. In tal modo, elementi formalmente appartenenti alla tradizione evocano, pur secondo un linguaggio inedito e contemporaneo, la continuità dei contenuti propri dell’abitare.
La casa si insedia sul lotto scelto dallo stesso progettista e ne mette in luce le proprietà fisiche, morfologiche e materiche: gli elementi della natura già presenti e caratterizzanti il sito - i sei grandi alberi, le rocce affioranti, il dislivello improvviso verso la piccola vallata con un torrente sul fondo – diventano parte integrante del progetto. Il nuovo manufatto rivela e chiarisce il luogo: il terreno è solo accarezzato, addomesticato dall’architetto che, nel costruire, intesse con l’ambiente circostante un fitto dialogo, consapevole che le tracce lasciate dall’uomo, pur modificando l’ambiente, divengono indicazioni precise per chi andrà ad abitarci. L'architettura per Fehn contribuisce a chiarire la natura, egli sostiene infatti che senza l’intervento dell’uomo la natura non è visibile o conoscibile. Tale atteggiamento è qualcosa di ben diverso da un frainteso rispetto "ecologico" come spiega lo stesso architetto: I passi nella natura sono una sorta di architettura, perché trasmettono i sentimenti di colui che cammina nel paesaggio e raccontano a chi viene dopo di lui quale percorso gli era piaciuto di più. E' come una lettera indirizzata al successivo viaggiatore. Ma al tempo stesso si distrugge parte della natura.
La consapevolezza di essere letteralmente portato per mano dentro l’architettura è una sensazione che ha provato anche il sottoscritto durante un lungo pomeriggio passato a studiare e fotografare la casa. In quell’occasione fu la presenza di un gatto – il gatto dei padroni di casa – lasciato libero di entrare ed uscire dall’abitazione a svelare il rapporto che si viene a creare tra il fruitore e lo spazio costruito. Infatti, rispetto agli uomini che sono limitati nei propri movimenti e che si trovano necessariamente a dover seguire i percorsi predisposti dal progettista, il piccolo felino era libero di saltare da un posto all’altro e, soprattutto, di scrutare a debita distanza gli inopportuni disturbatori. Poteva salire sul tetto, percorrere in equilibrio i davanzali dall’esterno, acquattarsi sopra gli armadi per seguire ogni più piccolo movimento degli ospiti. Ciò mi fece capire che solo un simile animale con tali potenzialità era in grado di costruirsi autonomamente una visione degli spazi. L'uomo invece, pur nell'apparente libertà concessagli dal progettista, anche in una composizione così semplice e rarefatta, è guidato verso percorsi, tagli prospettici e visioni volute dall'architetto. Fehn mette in scena ogni più piccolo dettaglio dello spazio, predisponendo per il fruitore, di cui si conoscono le caratteristiche fisiche, precise “trappole” spaziali, in cui ogni più piccolo particolare fa parte della grande concertazione da lui voluta.
 L'accesso alla casa avviene su un terreno roccioso lungo un asse diagonale lastricato in ardesia che, procedendo da Nord verso Sud, prosegue e rimarca la direzione del viottolo di accesso dalla strada. Questa rampa, in leggera pendenza a salire verso la costruzione, ridiscende alla fine con pochi gradini accompagnando il visitatore diagonalmente al di sotto del portico in legno compreso tra il volume del deposito esterno e l'ingresso alla casa.
Villa Busk è caratterizzata, da questo lato, da un fronte leggero, vetrato, dominato dalla battuta degli esili pilastri in legno di pino. Una lunga pedana in doghe di legno, sollevata dal terreno, rimarca la quota interna della casa e sostiene due volumi rivestiti con doghe in pino poste in verticale (ribassati rispetto alla gronda), che fungono da armadi di servizio per lo spazio interno del corridoio.
All’interno Fehn sembra non voler dare semplicemente forma alla funzione ma piuttosto, spazio tramite la forma, ottenendo una personale visione psicologica dell’abitare: le costruzioni fatte dagli animali sono razionali, precise ed immutabili....; il pensiero dell'uomo non è strettamente personale e logico, comprende gli scherzi, le bugie, i capricci irrazionali. Eppure la composizione planimetrica è rigorosa e stringente: ortogonalmente a chi entra corre una doppia struttura di esili pilastri in pino che individuano la "via interna", in ardesia come la rampa esterna, che si caratterizza anche per la copertura a doppia falda con catena leggibile dall'intradosso. Questo spazio vetrato verso la natura collega tangenzialmente i diversi luoghi di questa parte della casa, oltre a mediare il rapporto tra gli ambienti domestici interni e la natura circostante. Tali spazi funzionali sono disposti, da NE verso SO, secondo una successione logica che procede dalla "acqua" (la vasca) verso il "fuoco" (il camino): luoghi estremi individuati architettonicamente dai due "risvolti" del grande muro in cemento a faccia vista che chiude la casa verso valle.
Non è un caso infatti che percorrendo la rampa esterna verso la casa il visitatore punta verso il camino, "luogo del fuoco", che segna il Sud, memoria per Fehn di esperienze giovanili, elemento di attrazione e catalizzatore.
Il prospetto della casa verso valle è invece caratterizzato dallo sviluppo verticale della torre delle camere da letto dei ragazzi e dello studio del signor Busk che si contrappone all'andamento orizzontale del compatto corpo a monte. La torre infatti accentua la propria verticalità, oltre che per la presenza del corpo cilindrico angolare delle scale,  anche grazie alla disposizione delle tavole di rivestimento esterno in pino rosso americano, mentre il prospetto che le si oppone si presenta con un forte carattere di stratificazione orizzontale degli elementi. La colata continua del muro in cemento si attacca direttamente al banco di roccia affiorante quasi fosse roccia esso stesso, divenendo in tal modo pesante base per la copertura in legno ed ardesia aggettante che si poggia sulle esili strutture in legno interne. La linea orizzontale dell'ombra rimarca ed accentua l'andamento dell'interno di questa parte di casa. Il corpo della villa si congiunge alla torre grazie ad un ponte in legno e vetro che accentua il distacco tra le due parti della casa lasciando il fruitore "sospeso" sulla natura .
Villa Busk quindi non vuole rappresentare un modello ideale di abitazione, essa materializza piuttosto un chiaro programma di vita dei committenti. La casa si modella sulle aspettative della giovane famiglia sottolineandone gli aspetti più intimi e quelli maggiormente sociali. Non a caso, così come il luogo dell'acqua trasforma un ambiente privato quale il bagno in una stanza dove riunirsi con gli amici più intimi, così il ponte materializza il desiderio di preservare la delicata crescita dei figli predisponendo per loro spazi autonomi ed indipendenti.
Durante la visita alla casa fui accolto da una musica dolcissima che, dall'ambito di ingresso, si diffondeva per tutta la casa, invadendo il soggiorno, la cucina, la camera da letto dei genitori. Giunto sul ponte, intenzionato a salire allo studio attraverso la scaletta a chiocciola , persi il contatto con la musica. Capii che il ponte rappresentava quindi non solo un limite psicologico, ma realmente fisico nella separazione tra le diverse parti dell'abitazione. Rimasi quindi seduto a gambe incrociate al centro del ponte vetrato, rispettoso di quell'indicazione, sospeso sulla vegetazione rigogliosa e sulle rocce aspre, ad ascoltare le ultime note della melodia, consapevole che forse, anche quello stato, non del tutto consueto, facesse parte della trama scritta da Fehn.