cos'è architettura & co.

architettura & co. è stato pensato da paolo giardiello per mettere a disposizione di tutti, in particolare dei suoi studenti, i propri scritti, ricerche e riflessioni sull'architettura. il blog contiene testi pubblicati, versioni integrali di saggi poi ridotti per motivi editoriali, scritti inediti o anche solo riflessioni e spunti di ricerche. per questo non ha un ordine determinato, non segue un filo logico, ma rappresenta solo la sequenza temporale di occasioni in cui parlare di architettura, prima di farla "parlare", come invece dovrebbe, normalmente, essere.

29 luglio 2016

abitare con decoro


Dalla parola latina decor, oltre al termine “ornamento”, deriva un vocabolo di cui oggi, in parte, si è perduto il senso: “decoro”. Nel linguaggio corrente decoro e decorazione vengono spesso intesi, e usati, come sinonimi ma in essi sono contenuti i due significati – simili ma non sovrapponibili – compresenti nell'espressione originaria; e cioè quello di bellezza e quello di dignità, ovvero di grazia e di convenienza. Se infatti è decoroso tutto ciò che è bello ed elegante, è anche vero che è la dignità dell'aspetto e dei modi, la decenza e la coscienza di ciò che si addice al proprio ruolo, che è definito decoro.
Nel Rinascimento, nell'estetica classicista, il decoro rappresenta la giusta corrispondenza tra la forma e il contenuto di un'opera d'arte, tra lo scopo funzionale di un edificio e la sua configurazione, cioè la corretta e armoniosa proporzione tra le parti e il tutto che implica finanche la giusta espressione di principi morali condivisi.
Il decoro è ciò che esprime e comunica il significato di un'opera e non può essere considerato come un valore estetico aggiunto, come un abbellimento di cui è possibile – in linea teorica – fare a meno. Un luogo, una architettura, è decoroso se è in grado di raccontare i suoi sensi attraverso un linguaggio armonioso quanto comprensibile, elegante perché basato sulla sostanza di scelte imprescindibili, utili a rappresentare la vita dell'uomo.
Tale premessa vuole guardare criticamente quelle azioni decorative non indispensabili, intese come sovrapposizione di valori puramente estetici, e avvalorare quegli interventi espressivi capaci di sottolineare e corroborare i sensi stessi di un'opera, di farsi portatori delle sue ragioni essenziali, di veicolare con chiarezza, e in maniera condivisa, le riflessioni sulle esigenze funzionali e sulle necessità di rappresentazione che l'uomo manifesta nella creazione di un luogo significante, da condividere con i suoi simili.
Si vuole cioè provare ad andare oltre le questioni inerenti il gusto o la moda, l'atteggiamento superficiale e ruffiano di interventi posticci e inutili, e giungere a chiedersi cosa può intendersi come l'indispensabile decoro capace di veicolare, attraverso le proprie forme, i contenuti che determinano il senso dell'abitare contemporaneo. Abitare, oggi, è una attività dell'uomo estremamente complessa, forse impossibile da racchiudere in una unica definizione.
Certamente abitare è una necessità, come è l'affermazione di uno status, come è l'adesione a regole condivise – sempre presenti nella storia dell'uomo – ma è anche la definizione di un nodo materiale connesso ad una rete immateriale, di lavoro, studio, cultura e svago, ed è anche la tappa di un percorso di vita (e non necessariamente la meta di arrivo) in cui verificare aspettative private, di partecipazione ad attività e modalità condivise e di comprensione di ampi fenomeni sociali che si intendono includere o escludere dalla propria esistenza. Abitare è quindi dare forma a bisogni ma anche enunciare questioni di principio, linee politiche, idee religiose, visioni economiche e sensibilità verso l'ambiente che ci contiene.
Il decoro, capace di essere forma di tali contenuti, non è uno stile: quello minimalista essenziale e duro con cui limitare l'eccesso di forme, ovvero quello colorato ed eccessivo, ironico e disincantato di stili riletti, smontati e svuotati dei loro contenuti, tipico della post modernità.
Ciò che contraddistingue la coscienza di chi oggi sceglie di abitare è la voglia di comunicare l'atto stesso che compie (scegliere di abitare), è di affermare, senza enfasi né superficialità, la propria presenza in un luogo, in un tempo, tra delle persone. L'omologazione, come l'originalità a tutti i costi, hanno lo stesso valore nella personalità del singolo, esattamente come l'assuefazione alle mode imposte dal mercato ovvero l'affannosa ricerca di valori perduti derivanti dall'essenziale corrispondenza tra il bisogno e ciò che serve a assolverlo.
In tale compresenza di opposti, equivalenti nel giudizio di valore morale e sociale, ciò che però può fare la differenza, affinché le scelte capaci di caratterizzare i nostri interni in cui vivere siano decorose e non solo decorative, è la consapevolezza di ciò che si fa e si sceglie. Ciò che distingue quello che è utile e necessario da ciò che è superfluo ed eliminabile è la volontà consapevole di chi decide e di chi pone in essere tali scelte. È cioè la coscienza e la responsabilità di chi chiede e di chi risponde alle esigenze poste, dell'utente e dell'architetto, dell'utilizzatore e del designer.
Perché oggi intenzionalmente si può chiedere di adeguarsi alle scelte popolari e di massa, ovvero astrarsi da ciò che è diffuso e condiviso e trovare una autonoma modalità espressiva; perché essere alla moda o essere fuori dal coro sono due atteggiamenti che si equivalgono purché derivino da una informata ed avvertita capacità di porsi come individuo nella società, di assorbire gli influssi culturali e restituirne la personale interpretazione, di conoscere e studiare ciò che è per proporre scenari in divenire in cui offrire nuove opportunità di vita e di cultura, oggi impensabili.
Ciò che oggi è decoroso, ciò che rende decorosi i nostri spazi dove vivere, è in definitiva l'onestà di essere ciò che si è, di essere protagonista – scegliendo – e non comparsa – subendo –, di esprimere se stessi, di giudicare il tempo e la società, di dire il proprio punto di vista e di far convergere, in una sintesi – che è il singolo con le proprie attitudini – tutte le contraddizioni derivanti dalla pluralità e dalla compresenza di tante società nella società, di culture nella cultura condivisa, di diverse bellezze nei valori estetici che appariranno domani.
Così si potrebbe finanche ammettere che il decoro di cui oggi abbiamo bisogno è l'assenza stessa di decorazione, lo spazio appena accennato, solo suggerito come possibile strategia esistenziale.