cos'è architettura & co.

architettura & co. è stato pensato da paolo giardiello per mettere a disposizione di tutti, in particolare dei suoi studenti, i propri scritti, ricerche e riflessioni sull'architettura. il blog contiene testi pubblicati, versioni integrali di saggi poi ridotti per motivi editoriali, scritti inediti o anche solo riflessioni e spunti di ricerche. per questo non ha un ordine determinato, non segue un filo logico, ma rappresenta solo la sequenza temporale di occasioni in cui parlare di architettura, prima di farla "parlare", come invece dovrebbe, normalmente, essere.

20 febbraio 2018

il futuro è servito!



La fantascienza, come genere letterario e cinematografico, cerca di immaginare il futuro, con la particolarità però di dare forma a condizioni auspicate o anche temute, attraverso il linguaggio del proprio tempo. Ciò che accade è che scenari e condizioni differenti dalla realtà assumano un aspetto desunto dalla comprensione dei limiti o delle potenzialità del presente. Il linguaggio che definisce il futuro sperato è spesso quello dedotto dall'attualità mentre i contenuti sono una proiezione deformata del presente.
A tal proposito si osservi un recente film di fantascienza, Passengers (2016, trailer ufficiale: https://youtu.be/WvqxcK4gUh0), di Morten Tyldum, ambientato in una astronave, la Avalon, diretta verso il pianeta Homestead II, con il suo carico di colonizzatori sottoposti a sonno criogenico.
Ciò che interessa, al di là della trama, è il progetto degli spazi interni dell'astronave, il loro stile e soprattutto le modalità di uso che evocano. Lo scenografo, Guy Hendrix Dyas, più che ad un linguaggio contemporaneo espressionista, futuribile e innovativo – alla Zaha Hadid, o Ben van Berkel, o Coop Himmelblau – per sua stessa ammissione, si ispira a forme e decorazioni wrightiane oppure direttamente ad ambientazioni tipiche del genere Science Fiction. Interessante però non è tanto lo “stile” degli ambienti privati o comuni dell'astronave, quanto il tipo di uso che essi rivelano. Lo spazio domestico, per quanto fluido e tecnologico, è riconoscibile nelle sue funzioni tradizionali, come il bar che evoca un'aria quasi déco, grazie anche ai raffinati modi del robot barista Arthur, mentre quello che lascia sorpresi è l'ambiente comune per la consumazione dei cibi che, per quanto dominato da sofisticate macchine erogatrici di pietanze e bevande, appare come una fredda ed impersonale mensa aziendale.


C'è da chiedersi come mai il night club sia un luogo accogliente e invitante, le camere da letto e le cabine private siano dimensionate sulle esigenze di raccoglimento ed intimità, il cinema, come la piscina e gli spazi di collegamento comuni siano tradizionali e privi di particolari innovazioni, finanche il luogo delle macchine criogeniche sia un ambiente confortevole, discretamente illuminato da pilastri a fungo ispirati agli uffici della Johnson Wax di F. Ll. Wright, mentre la consumazione del cibo sia prevista in una sala immensa, quasi senza fine, con anonimi tavoli in sequenza, sotto un controsoffitto luminoso che omogenizza indistintamente lo spazio. Insomma non è chiaro perché il rito del mangiare sia visto solo come un atto collettivo necessario da consumare in uno spazio privo di intimità, perché non sia considerato come un momento conviviale, sociale o rituale, al pari di quello del bere.
Inoltre gli spazi dell'astronave, si comprende dalla storia, offrono una offerta differenziata legata al valore del biglietto acquistato, da quello di classe turistica fino a quello di lusso. Differenti sono le cabine, proporzionate le possibilità di accesso agli svaghi e ai lussi, mentre la classe diversa offre solo un menù più o meno ricco da consumare, comunque, sempre nello stesso luogo. Una rigida gerarchia basata sul potere acquisitivo, sul valore del biglietto, modifica i prodotti da gustare ma non offre alternative al luogo dove assumerli.
Questo dato rilevato, lungi da volere trovare una spiegazione che forse è insita nella trama, lascia riflettere su quanto il progetto di architettura rispetto ai luoghi del cibo, da quelli dove comprarlo fino a quelli dove degustarlo, tralasciando la rincorsa alle tecnologie digitali che caratterizzano il nostro tempo, debba ancora riflettere, al di là delle forme e delle prestazioni, sul valore e sul significato che l'atto del mangiare riveste nella nostra società, sulle relazioni e sulla trasmissione dei contenuti connessi alla convivialità e alla capacità evocativa di sapori della tradizione, sulla profondità dei riti e sul valore culturale dei miti legati al cibo.