cos'è architettura & co.

architettura & co. è stato pensato da paolo giardiello per mettere a disposizione di tutti, in particolare dei suoi studenti, i propri scritti, ricerche e riflessioni sull'architettura. il blog contiene testi pubblicati, versioni integrali di saggi poi ridotti per motivi editoriali, scritti inediti o anche solo riflessioni e spunti di ricerche. per questo non ha un ordine determinato, non segue un filo logico, ma rappresenta solo la sequenza temporale di occasioni in cui parlare di architettura, prima di farla "parlare", come invece dovrebbe, normalmente, essere.

01 marzo 2010

Spazi in evoluzione. L'instabile forma dell'abitare

Tra immagini di biplani e triplani, automobili, transatlantici, motori e turbine, alternate a foto del Pantheon e del Partenone, Le Corbusier scrive tra il 1920 e il 1921, nelle pagine di Verso una Architettura, che “la casa è una macchina da abitare”. Il rivoluzionario testo di Le Corbusier, in sintonia con lo spirito rivoluzionario del suo tempo, stabilisce in realtà un punto dal quale non è più possibile tornare indietro: è l'inizio del moderno.
Molteplici sono le conseguenze di tali riflessioni critiche e programmatiche ma, per quello che interessa la nostra breve trattazione incentrata sull'abitare, lo spazio interno dell'architettura e gli oggetti che lo animano, lo slogan in cui la casa viene definita una macchina, uno strumento da usare per abitare, rappresenta una svolta rispetto al passato, relativamente alla consuetudine di costruire spazi indistinti da riempire con oggetti capaci di determinarne, di volta in volta, la destinazione e l'uso.
La casa va abitata, e dare forma all'abitare significa inseguire le innumerevoli esigenze pratiche ed emozionali, fisiche e psicologiche, le ragioni cioè per le quali l'uomo sceglie di insediarsi in un determinato luogo, eleggendolo a proprio rifugio.
Le cabine delle navi da crociera e dei treni, gli abitacoli delle automobili e degli aeroplani, diventano, all'inizio del secolo scorso, un esempio di spazio minimo “confortevole, essenziale e funzionante”, ambito non solo “utile” e idoneo all'uso, ma in cui vedere riproposte condizioni di accoglienza proporzionate al tempo di permanenza e alle azioni secondarie che vi si possono svolgere. Misura, funzionalità, adattabilità si coniugano con eleganza, stile e cura del dettaglio, proponendo in maniera diretta, perché necessari, nuovi criteri di flessibilità e trasformabilità degli oggetti, degli arredi, delle suppellettili, che accompagnano l'uomo nelle sue innumerevoli esigenze. L'emozione per una condizione nuova - il viaggio - viene confortata da modalità insediative riconoscibili che però si adeguano al nuovo stato temporaneo.
Le componenti arredative vengono usate e si adattano alle scelte del fruitore, non più imponendo, determinando o costringendo a comportamenti codificati e standardizzati. Sarebbe riduttivo affermare che questo significhi passare da una condizione statica ad una dinamica dell'uso dello spazio interno, in realtà l'idea di adattabilità degli interni e degli oggetti segna il passaggio da una visione contemplativa del paesaggio interiore ad una partecipativa, ad una maturità esistenziale, tesa a disegnare, momento per momento, la forma stessa del proprio quotidiano, a delineare, in progress, il carattere dei luoghi domestici.
Un esempio concreto di “macchina da abitare”, di luogo in cui ogni spazio, ogni oggetto, ogni strumento, ogni complemento di arredo e elemento di finitura edilizio è suscettibile di variazioni capaci di assecondare scelte mutevoli è la Maison de Verre, costruita tra il 1928 e il 1932, da Pierre Chareau a Parigi. In questa casa non sono più i mobili, in senso tradizionale, a caratterizzare gli interni e a specificarne l'uso, sia perché i mobili non sono più statici e univoci nelle loro funzioni e disposizioni, sia perché gli ambienti non sono definiti, conformati e perimetrati e soprattutto perché non è individuato un solo modo di usare gli spazi che infatti si rendono disponibili a diverse interpretazioni e declinazioni.
La flessibilità diviene la chiave per interpretare ogni ambito, ogni oggetto, ogni elemento strutturale. E' evidente che il cambiamento non è solo pratico o funzionale ma è sostanziale, nel senso che ciò che viene proposto da Chareau è un nuovo stile di vita, non codificato, non rappresentabile in modo univoco, ma dinamico e in evoluzione, trasformabile e rinnovabile. La casa - con le sue pareti scorrevoli, scale retrattili, mobili rotanti - è uno strumento da usare, il che impone che il fruitore sia protagonista, compia le sue scelte, e le rappresenti nella forma dinamica del proprio habitat.
Tale percorso metodologico e progettuale trova pieno compimento trenta anni dopo, all'inizio degli anni '60, con i progetti e le ricerche di Joe Colombo. Sono gli anni in cui arredi e oggetti finalmente, grazie a nuovi materiali e tecnologie e a nuove sensibilità estetiche, trovano una forma inedita che rinuncia a riferimenti linguistici e tipologici assimilabili alla tradizione, e assumono quindi configurazioni coerenti con la loro instabile e mutevole funzione, facendo della variabilità la loro cifra stilistica e morfologica. Non solo, è con la nascita del macroggetto, cioè di mobili polifunzionali e sintetici, che la rivoluzione dello spazio domestico si compie pienamente annullando la disposizione e la gerarchia tipica degli arredi della tradizione, liberando le pareti perimetrali e occupando - qualificandolo e definendolo - lo spazio degli ambienti, determinando il senso dei luoghi domestici attraverso criteri di trasformabilità e mobilità, adattamento e crescita organica e modulare.
Dopo la parentesi degli anni '70 e '80 in cui la ricerca di linguaggi opera prevalentemente su nuovi stili e sulla riconoscibilità, reintroducendo tipologie tradizionali di spazi e arredi, la contemporaneità torna a riflettere sulla polifunzionalità come elemento distintivo degli spazi domestici sia a causa dell'estrema riduzione dimensionale, sia della sovrapposizione di funzioni pubbliche e private, sia per l'affermazione di stili di vita non stanziali.
La casa, le sue strutture e finiture, così come i sistemi arredativi e l'insieme degli oggetti che animano la scena domestica, assecondano l'esigenza di declinare con poche parole contenuti in continua evoluzione del tutto imprevedibili.
Se è servito quasi un secolo per portare la casa e i suoi spazi alle stesse prestazioni fisiche e psicologiche delle prime rivoluzionarie innovazioni tecnologiche (navi, aerei, auto) la sfida dei nostri giorni è quella di ispirarsi – adeguandosi - alla immaterialità e alla miniaturizzazione dell'elettronica e dell'informatica che hanno dimostrato l'esistenza di altre dimensioni in cui “viaggiare o navigare” e che, verosimilmente, influenzeranno la vita dell'uomo al punto di plasmare i suoi spazi più intimi, fino a ridisegnare del tutto il suo rifugio personale.


Paolo Giardiello