cos'è architettura & co.

architettura & co. è stato pensato da paolo giardiello per mettere a disposizione di tutti, in particolare dei suoi studenti, i propri scritti, ricerche e riflessioni sull'architettura. il blog contiene testi pubblicati, versioni integrali di saggi poi ridotti per motivi editoriali, scritti inediti o anche solo riflessioni e spunti di ricerche. per questo non ha un ordine determinato, non segue un filo logico, ma rappresenta solo la sequenza temporale di occasioni in cui parlare di architettura, prima di farla "parlare", come invece dovrebbe, normalmente, essere.

21 luglio 2011

Il racconto del legno


Un tempo i materiali da costruzione non si “sceglievano”, si “trovavano”. Erano cioè i materiali tipici del luogo, caratteristici dell'ambiente circostante, a portata di mano e quindi più convenienti da usare, più adatti al clima e alla composizione del suolo. Erano inoltre i materiali conosciuti agli abitanti di quel territorio, consapevoli delle caratteristiche tecniche e delle tecnologie costruttive.
Per tale ragione ancora oggi alcuni materiali immediatamente richiamano alla memoria mondi e culture, paesi e stili di vita. Il legno, nella nostra cultura europea, identifica i paesi nordici, terre di foreste e di abili costruttori di imbarcazioni, capaci di scegliere, usare e trasformare un materiale così generoso con il quale poter realizzare navi, carri, case, mobili e utensili; così come la terra e la pietra è tipica dei paesi del mediterraneo, del sud, dove l'uomo plasma spazi e arditi manufatti architettonici seguendo gli stessi principi di solidità e permanenza che informano e conformano la natura circostante.
Attraverso la costruzione degli spazi necessari al soddisfacimento dei suoi bisogni l'uomo non solo manifesta le sue doti tecniche e le sue conoscenze scientifiche, ma evidenzia un rapporto e una appartenenza ai luoghi in cui vive e, quindi, ai materiali che lo connotano. La casa, che realizza per appagare le proprie esigenze fisiche e psicologiche, è un frammento - artificiale - di natura costruita, filtrata dalla sua cultura, attraverso la quale egli è in grado di comunicare ai suoi simili il suo stare nel mondo.
“La casa ha il compito di rilevare il mondo, non come essenza ma come presenza, ossia come materiale, colore, topografia e vegetazione, stagioni, condizioni del tempo e della luce”1.
Oggi invece i materiali si “scelgono” e non sono più necessariamente i materiali che identificano il luogo in cui si costruisce. Scelta che deriva da numerosi fattori oggettivi – tecnologici, prestazionali, di costo – ed è indubbio che, una volta non più connotativi o esclusivi della tradizione costruttiva locale, tali materiali vengono selezionati soprattutto per il loro personale portato evocativo: cioè, da un lato, per le caratteristiche insite nelle potenzialità espressive della materia, dall'altro, per la sua storia, per il suo uso tradizionale e quindi per un contenuto diventato ormai memoria condivisa, immagine del tempo, icona di un preciso comportamento, di una determinata atmosfera, in una parola: linguaggio.
“Al pari della pietra (il legno) è il più antico materiale usato dall'uomo per la sua ancestrale necessità di costruire. Non esiste persona umana in cui il concetto legno non susciti piacevoli ricordi di sensazioni già vissute. Anche l'uomo tecnologico d'oggi sente il legno; ne ricorda la superficie calda al tatto, è capace di richiamare immediatamente alla memoria il profumo che il legno sprigiona al taglio”2. Usare quindi il legno, invece di un altro materiale, significa per chi progetta una architettura, e per chi definisce, nello specifico, un interno, far leva sul portato narrativo del materiale, sulla sua storia e sui comportamenti che nel tempo esso ha indotto.
Tra le storie prevalenti che il legno racconta c'è l'uso domestico di questo materiale, l'essere impiegato come fodera interna dell'involucro murario, al fine di distinguere l'effetto accogliente, privato e caldo dello spazio interiore rispetto alla solidità e robustezza che le membrature murarie solitamente comunicano all'esterno. Capacità dell'architettura, quella di “vestirsi” in modo differente verso l'interno e verso l'esterno, che rimarca l'idea di un uso appropriato e coerente dei materiali secondo il proprio linguaggio, derivante dalla loro stessa natura evocativa e narrativa.
Ogni materiale ha la sua ombra. […] L'ombra penetra il materiale e ne irradia il messaggio. Conversiamo con il materiale attraverso i pori della nostra pelle, le orecchi, gli occhi. Il dialogo non si limita alla superficie, poiché persino l'odore satura l'aria. Toccando il materiale ci si scambia la temperatura corporea, e il materiale risponde immediatamente. […] chi sa usare il legno da grande maestro è un costruttore di strumenti musicali. Il suo orecchio dà a ogni passo la sua dimensione”3.
Come nel caso del Cabanon di Le Corbusier4, nient'altro che un piccolo capanno di legno, concepito all'esterno come una deposito per attrezzi di campagna, e disegnato all'interno, tutto in compensati di legno, come un prezioso contenitore capace di “suonare” come uno strumento raro, una sorta di scatola magica a misura d'uomo, un vero e proprio rifugio dimensionato sull'anima del suo abitante.
Saper scegliere il giusto materiale significa quindi realizzare la giusta armonia tra forma espressiva, modalità d'uso e capacità di trasmettere i contenuti; perdere di vista tale compito dell'architettura porta inevitabilmente a “stonare”, rendendola inutilmente elitaria e distante dalla vita dell'uomo.


1 C. Norberg Schulz, L'abitare. L'insediamento, lo spazio urbano, la casa, Milano 1984, p. 89.
2 M. Tedeschi, Riflessioni sull'abitare con agio nelle istituzioni, in S. Marsicano a cura di, Abitare la cura. Riflessioni sull'architettura istituzionale, Milano 2002, p. 182.
3 S. Fehn, Has a doll life?, in «Perspecta» 24, 1988, trad. it. C. Norberg Schulz, G. Postiglione, Sverre Fehn. Opera completa, Milano 1997, p. 244.
4 Le Corbusier, Cap-Martin, 1952. Cfr. F. Alison a cura di, Le Corbusier. L'interno del Cabanon. 1952 – 2006, Milano 2006.