Gli iSpace saranno luoghi di
transito, di commercio e di svago la cui forma materiale rimanderà
immediatamente alla nuova funzione che rappresenteranno e dove
l’articolazione degli spazi terrà conto delle necessità fisiche e
psicologiche di fruitori che avranno la possibilità di usare, con
creatività, gli spazi di relazione definendoli e adeguandoli alle
proprie esigenze, umore e carattere. Saranno spazi dove sperimentare
sensazioni e emozioni e non dove subire stimoli indotti dalla
pubblicità o da meccanismi di promozione, dove incrementare gli
incontri e l’affermazione delle proprie scelte individuali e non
dove amplificare le proprie solitudini attraverso l’iterazione di
ritualità posticce, dove comunicare e conoscere, dove studiare e
mettere in gioco le proprie esperienze vissute. In definitiva spazi
reali, fisici e tangibili, in cui riuscire a ricostruire il
dinamismo, la flessibilità e la creatività insita nei “luoghi
virtuali” che oggi definiscono e condizionano i nuovi sistemi di
relazioni sociali e di comunicazione.
Per tale ragione il termine iSpace
presenta il suffisso “i” a completamento del concetto di “spazio,
luogo”. Tale suffisso, a partire dai noti prodotti informatici
Apple, ha ormai assunto il concetto più ampio di tutto ciò che
suggerisce “interattività”, che indica strumenti o mezzi che si
pongono più come “interfaccia”, capaci di relazionarsi e
connettersi ad altri sistemi, piuttosto che come oggetti con una
funzione precisa e determinata e quindi chiusi nella propria ragion
d'essere.
L'interattività implica, da parte dell'utente, la possibilità di scegliere, di
costruire autonomamente il sistema di azioni e informazioni di cui
necessita, conformando a proprio piacimento oggetti o spazi così da
non subire mai condizionamenti, offerte preconfezionate. Il fruitore
da spettatore passivo, da semplice utente, diventa protagonista e
attore delle scelte che intende fare e del carattere dell'ambiente in
cui vive. Grazie ad una interattività reale, e non usata come
slogan, i luoghi potranno essere diversi da fruitore a fruitore, di
giornata in giornata, in quanto davvero “progettati”
all'occasione da ogni visitatore.
Il tema dell'identità, dell'unicità e
quindi della distintività con cui l'uomo ormai approccia i luoghi in
cui vivere tra gli altri, è la chiave con cui capire la ragione per
cui le previsioni di Augé, sui nonluoghi, non siano state raccolte
con la stessa intensità con cui erano state affermate. Evidentemente
la società odierna, postmoderna come molti l'hanno chiamata, già
oltre il postmoderno secondo altri recenti studi, non richiede più i
luoghi significanti descritti dall'antropologo francese quanto
piuttosto spazi in cui vivere con soddisfazione una condizione di
anonimato volontario, ovvero con cui interagire al fine di imprimere
le proprie aspettative comunicandole agli altri. Le tecnologie
informatiche e multimediali odierne non hanno cancellato il rapporto
tra le persone, lo hanno semplicemente mutato, per cui la piazza non
è più il luogo fisico capace di accogliere tutte le individualità,
ponendosi come sottofondo alla vita, ma è invece la vetrina con cui
mostrarsi agli altri e, attraverso precisi canali di comunicazione
attivati, filtrare i rapporti con gli altri. Per questo la solitudine
non esclude il contatto con il resto del mondo, quando questo è
controllato, grazie alla scelta di mostrare di sé solo quello che si
vuole condividere con il resto della comunità che vive i medesimi
luoghi, virtuali o reali che siano.
Le potenzialità dell'interazione tra
uomo e spazio, tra conformazione di questo e scelte personali, devono
essere dettate dalla partecipazione diretta, affinché la parte
privata che si vuole demandare al pubblico sia controllata e misurata
direttamente dall'utente e non filtrata da strategie della
comunicazione. La pubblicità oggi si fa sempre più invasiva e
persuasiva. Anche quella nei luoghi di transito, di sosta o di
attesa. Cartelloni pubblicitari che scandiscono ironicamente slogan
tanto da attirare l'attenzione, schermi capaci di leggere lo sguardo
dell'utente quando è rivolto verso l'immagine così da cambiare la
scena alternando, con giocosità, diverse situazioni.
I temi sono: comprensione e definizione di un linguaggio dell'attualità legato alle nuove funzioni, affermazione di un uso diverso dal senso tradizionale di luogo ma più vicino alla costruzione di uno spazio identitario progettato dal singolo, potenziamento del valore di rete che collega tutti i luoghi di transito, i luoghi del quotidiano e identificazione dei nodi significativi come punti di connessione col territorio, con il contesto, con gli altri utenti.
Riguardo al linguaggio è ormai
necessario sperimentare e trovare gli stili, le forme espressive
adeguate con cui comunicare ed identificare tali luoghi, non è più
possibile dedurre o copiare stili del passato o ricreare situazioni
scenografiche e posticce.
In particolare tali luoghi devono
essere definiti sia nel linguaggio usato per gli spazi interni o
interclusi che per l'aspetto esteriore, superando la contraddizione
palese di architetture troppo spesso prive di prospetti significanti
e incoerenti con l'interno.
La ricerca di un linguaggio specifico,
come quella di un aspetto esteriore, alla luce di quanto detto,
dovrebbe essere condotta non necessariamente verso soluzioni
“stabili” quanto piuttosto verso la possibilità di adattamento e
modificazione delle superfici o, addirittura, nella direzione di
progettare “non prospetti”, soluzioni cioè senza una reale
caratterizzazione o connotazione architettonica ma in continuità
espressiva e di contenuti con il paesaggio, senza ricorrere a
particolari stili o visioni artistiche. Usare l'involucro
architettonico come il supporto di sistemi di comunicazione e di
riconoscimento di natura diversa rispetto alla tettonica o alla
costruzione del manufatto è ormai un dato condiviso, così come il
superamento del rapporto distintivo tra spazio urbano, architettura e
paesaggio che permette di vedere, come un unico tema, il disegno
dell'habitat umano, senza distinzioni tra componenti o parti, senza
confini tra interno ed esterno, secondo una grammatica espressiva
unificante e capace di decodificare le ragioni dell'insediamento.
Oltre il linguaggio è necessario
affermare la specificità di uso, cioè il carattere identitario
riconoscibile dei luoghi, per cui l'architettura deve tendere ad
approfondire l'organizzazione spaziale distinguendola da quella solo
funzionale dedotta da parametri dimensionali. La flessibilità si
deve coniugare con un'organizzazione libera, con una sovrapposizione
fisica e organizzativa di layer funzionali interconnessi tra
loro che non suggeriscano un'unica modalità d'uso ma che invitino a
continue scelte e possibilità di inventare l'impiego dei luoghi. La
rigidità dei percorsi, la stabilità delle funzioni e degli spazi
devono essere superate da ambiti connessi tra loro, che si disvelano
di volta in volta all'utente che, da punti di vista privilegiati, può
scegliere di costruirsi il proprio itinerario di visita, può
decidere come utilizzare un luogo, può individuare potenzialità in
ambienti disponibili alla trasformazione e alla modificazione.
Oggi i contenitori commerciali, ad
esempio, prediligono schemi fruitivi e percorsi obbligati,
l'obiettivo da raggiungere con gli iSpace è quello di consentire
molteplici schemi comportamentali e sistemi percettivi compresenti in
cui individuare un personale modo di usare e di vivere lo spazio e
quindi le opportunità in esso contenute, diventando ogni volta
“progettisti” dei luoghi.
Inoltre, al pari degli iperluoghi
raggiungibili con un click del mouse, o con un tocco di polpastrello,
dal proprio salotto, così gli iSpace dovranno essere fortemente
legati e connessi ai luoghi di svolgimento della vita quotidiana,
nodi del quotidiano e delle relazioni che lo connotano. Più luoghi
di transito che destinazioni o mete, più tappe di spostamenti comodi
e veloci che luoghi di arrivo di movimenti di massa in auto. Gli
iSpace dovranno essere parte di un sistema coerente di infrastrutture
collegate tra loro, dovranno essere l'estensione dei collegamenti,
nodi significanti e rappresentativi e non solo luoghi da raggiungere.
Oggi gli esterni dei superluoghi sono
caratterizzati da un paesaggio sconfinato di parcheggi di automobili.
I parcheggi non dovranno essere l'immagine prevalente, dovranno
essere celati alla vita e non inquinare l'immagine del territorio.
Non solo, i nuovi luoghi di relazione dovranno proporre inoltre,
alternative all'auto privata, diversi sistemi di trasporto certamente
più comodi, veloci ed economici che potranno, partendo dalle proprie
case, entrare fino nel cuore delle nuove funzioni, fondendosi con
esse ad unire il pubblico con il privato.
Il vero cambio concettuale è quindi trasformare gli attuali superluoghi che rappresentano le nuove polarità attrattive e accentratrici del territorio, catalizzatori di automobili e quindi di traffico, in nodi significanti e funzionali di reti, non solo reti di trasporto e di collegamento, ma anche reti di funzioni e luoghi connessi in un sistema, non virtuale ma fruibile, capace di collegare città e periferia, periferia e spazi non ancora modificati dalla presenza stabile dell'uomo.
Il vero cambio concettuale è quindi trasformare gli attuali superluoghi che rappresentano le nuove polarità attrattive e accentratrici del territorio, catalizzatori di automobili e quindi di traffico, in nodi significanti e funzionali di reti, non solo reti di trasporto e di collegamento, ma anche reti di funzioni e luoghi connessi in un sistema, non virtuale ma fruibile, capace di collegare città e periferia, periferia e spazi non ancora modificati dalla presenza stabile dell'uomo.
Quindi iSpace come luoghi di
interazione e scambio, spazi che rimandano ad altri flessibili e
adattabili e non definitivi e assoluti in cui esaurire ogni azione
sognata o richiesta. Infine ambiti carichi di personalità, non più
concentrati asettici di funzioni dove assolvere solo bisogni, ma
finalmente luoghi significanti dove trascorrere in maniera creativa e
libera il proprio tempo. Carattere “identitario e relazionale”
basato su nuovi principi che spostano l'attenzione dalla tipologia e
morfologia del luogo alla sua flessibilità e adattabilità, dalla
comunicazione diretta tra luogo e utente alla possibilità di tessere
relazioni e connessioni inedite con lo spazio in cui si è, e nel
contempo con altri spazi analoghi dotati delle stesse potenzialità,
dalla delimitazione e perimetrazione di funzioni definite alla
apertura verso esigenze e bisogni attraverso i quali comprendere la
realtà e comunicare il proprio essere tra gli altri. Insomma di
nuovo “luoghi” ma luoghi nuovi, luoghi del quotidiano, del
presente dove coltivare l’utopia e quindi la speranza di progettare
un ambiente adatto a tutti e capace di raccontare adeguatamente il
proprio tempo.
(tratto da: P. Giardiello, iSpace, oltre i nonluoghi, Siracusa 2011)
(tratto da: P. Giardiello, iSpace, oltre i nonluoghi, Siracusa 2011)