La decorazione in architettura è in
grado di modificare, o di specificare, la percezione che l'uomo ha
dello spazio. In particolare la decorazione degli interni determina
il carattere stesso dell'architettura, descrivendo minuziosamente i
contenuti che essa intende comunicare al fruitore. Questo a partire
dal trattamento delle superfici che delimitano l'invaso spaziale,
dalla loro consistenza materica, cromatica, grafica, pittorica e
quindi dal loro disegno. La decorazione, infatti, interagisce con
l'uomo, stimolando i suoi sensi, a partire dalla vista che risulta
essere quello maggiormente coinvolto. E' la visione che mette in
discussione i valori fisici dello spazio, suggerendo nuovi
significati che influenzano i comportamenti dell'uomo e la
comprensione stessa dei luoghi.
La decorazione, inoltre, talvolta
emerge dal piano, impone la sua tridimensionalità, interagendo
direttamente con lo spazio fisico, rendendo più complessa la visione
che viene modificata dai giochi della luce e della prospettiva. In
tal modo il “tempo” e il “movimento” intervengono nella
comprensione della trama decorativa, rendono attivo il fruitore il
quale, operando autonome scelte, supera la fase di contemplazione dei
margini e partecipa fisicamente alla decodificazione dei sensi
espressi dall'architettura.
Oltre la vista, tuttavia, la
decorazione è in grado di stimolare anche altri sensi dell'uomo,
attraverso i quali capire e usare l'architettura. Il tatto, ad
esempio, il rapporto diretto con i margini attraverso l'atto del
toccare e dello sfiorare, diventa un ulteriore modo per interagire
con il manufatto e ricevere da questi precise indicazioni di
comportamento. L'intero corpo infatti riceve informazioni da ciò che
lo circonda, inconsapevolmente e a volte senza neanche entrare in
relazione diretta con esso in quanto, alcune forme, alcuni
trattamenti materici, evocano comunque comportamenti già noti.
Inoltre colui che “entra” nell'architettura, non sempre può
scegliere cosa toccare e cosa evitare. La trama dei pavimenti ad
esempio, la grana e il trattamento delle superfici su cui camminare
entrano necessariamente in contatto con il fruitore che, da queste,
riceve precisi stimoli. Il passo ora è agevolato ora è impedito, il
tragitto viene velocizzato o rallentato, insomma l'architettura non è
mai “innocente”, essa suggerisce e impone, invita ed ordina, è
partecipe alla costruzione di emozioni e di sensazioni che si
accavallano e che, a loro volta, evocano ulteriori memorie ad esse
collegate.
Non solo il tatto e la vista però
intervengono in questo rapporto sensoriale. Anche l'udito può essere
stimolato dalle modalità realizzative degli apparati decorativi,
grazie ai materiali di rivestimento, i loro spessori, trattamenti e
finiture. A partire dal rumore dei passi sulle superfici orizzontali,
dall'eco di tale movimento che rimbalza sulle pareti e sui soffitti,
fino a diventare un'armonia precisa capace di interagire strettamente
con ciò che si vede e si tocca. Il rumore del ghiaietto calpestato,
del legno che scricchiola, della pietra o del metallo che tintinna,
disposti in sequenze ragionate, rappresentano la colonna sonora di
chi si addentra in uno spazio.
Tutto questo è stato sapientemente
usato dagli architetti nel tempo. Una casa pompeiana come la chiesa
di Rochamp, il Partenone come la sistemazione dei percorsi attorno
all'acropoli di Pikionis, la piazza del Campidoglio come il cimitero
di Stoccolma di Lewerentz costruiscono intorno all'uomo un insieme di
sensazioni e di tracce da decodificare, capaci di innalzare il
soddisfacimento di una semplice funzione ad un momento di piena
partecipazione fisica ed emotiva dell'uomo con l'ambiente intorno a
lui, e da lui, costruito.
Opera esemplare in tal senso resta
quella di Carlo Scarpa, vero regista capace di costruire “trappole
sensoriali” in cui il fruitore può ritrovare la ragione più
profonda per vivere lo spazio architettonico. Artigiano capace di
incidere la materia in modo che essa possa essere letta sia con lo
sguardo che con il corpo, compositore in grado di mescolare linguaggi
e strumenti, esaltare passaggi insignificanti e rendere chiari
concetti complessi. Una passeggiata nei giardini di Castelvecchio a
Verona ancora oggi può spiegare, meglio di ogni descrizione, cosa
significhi parlare di decorazione tattile, di sistemi decorativi
capaci, come auspicava Valéry, di far davvero “cantare”
l'architettura.