cos'è architettura & co.

architettura & co. è stato pensato da paolo giardiello per mettere a disposizione di tutti, in particolare dei suoi studenti, i propri scritti, ricerche e riflessioni sull'architettura. il blog contiene testi pubblicati, versioni integrali di saggi poi ridotti per motivi editoriali, scritti inediti o anche solo riflessioni e spunti di ricerche. per questo non ha un ordine determinato, non segue un filo logico, ma rappresenta solo la sequenza temporale di occasioni in cui parlare di architettura, prima di farla "parlare", come invece dovrebbe, normalmente, essere.

13 giugno 2013

Sverre Fehn: Padiglione dei Paesi Nordici, Venezia, Italia progetto di concorso, primo premio, 1958 - 1962

Visti gli ultimi accadimenti mi piace pubblicare sul blog una descrizione, asciutta e sintetica, elaborata un po' di anni fa (come voce di un dizionario di architettura) del padiglione di Sverre Fehn.
PG


Il lotto assegnato per l'edificazione del padiglione destinato ad accogliere le opere d'arte provenienti dalla Finlandia, dalla Norvegia e dalla Svezia, si trova in prossimità dell'ingresso principale dei Giardini della Biennale, tra il padiglione americano e quello danese a ridosso di un salto di quota del terreno. Fehn risolve il problema della compresenza di opere provenienti da tre diversi paesi attraverso un tema unificante: la proposizione di una condizione luminosa - la luce nordica - che ricostruisca l'atmosfera in cui quelle stesse opere erano state create e da cui, in ultima analisi, erano state influenzate.
L'idea si concretizza attraverso una particolare soluzione della copertura posta a protezione del semplice impianto, di forma rettangolare, basato su di una griglia quadrata di 3,66 metri di lato e che si presenta come un unico ampio spazio coperto, di 446 mq di superfice, completamente liberato al suo interno da qualsiasi elemento strutturale verticale. La copertura è pertanto calibrata sull'effetto finale della luce filtrata che il progettista intende ottenere: è costituita da un doppio ordine di travi sovrapposte in calcestruzzo a vista, dello spessore di soli 6 centimetri, con un'altezza pari ad 1 metro e poste ad un interasse di 523 centimetri l'una dall'altra. Le travi principali corrono libere da un capo all'altro dello spazio e poggiano su un muro di contenimento a Nord e su un'enorme trave binata in calcestruzzo di 2,10 metri di altezza a Sud. La fitta trama dell'orditura secondaria invece è poggiata direttamente su quella principale e, grazie alla sua notevole altezza e al passo breve dei singoli elementi strutturali, impedisce ai raggi solari della laguna veneta - anche durante il solstizio estivo, ossia quando i raggi formano un angolo di 64° con la superficie terrestre - di penetrare in maniera diretta nello spazio sottostante, garantendo un'illuminazione uniforme e priva di ombre sulle opere esposte. Alla fine, nello spazio interno, prevale l'effetto luminoso rispetto alla fisicità della struttura riuscendo a riproporre l'atmosfera del plumbeo cielo nordico. Solo dei semplici fogli in fibra di vetro sono adagiati sugli estradossi dell'orditura superiore ad impedire alla pioggia, che viene convogliata verso i margini, di penetrare nell'edificio senza ulteriormente complicare il sistema della copertura.
Non esistono quindi strutture verticali all'interno del padiglione che possano interferire con la suggestione predisposta dall'architetto a conferma che proprio nel rapporto dialettico tra terra e cielo, ovvero tra lo spazio, i suoi margini ed il tetto, si possono rintracciare limiti sensibili entro i quali l'uomo sceglie di svolgere e rappresentare le proprie azioni, dando forma e carattere ai luoghi in cui vive. L'unico pilastro esistente è posto all'esterno, lì dove si incontrano i due lati vetrati del padiglione. Questa poderosa struttura sostiene la coppia di lunghe ed alte travi del fronte Sud che si aprono a 45° in prossimità di un albero preesistente, accogliendolo al loro interno e simulando esse stesse una sorta di natura pietrificata.
La superficie espositiva, caratterizzata dalla fitta orditura del frangisole di copertura, risulta chiusa solo su due dei quattro lati del rettangolo di pianta: a Nord un muro contiene il terreno della piccola collina adiacente e ad Est un secondo muro segna la separazione dal padiglione degli USA. Gli altri due lati invece sono completamente liberi e presentano delle ampie pannellature vetrate scorrevoli che permettono alla natura del giardino di entrare a far parte dello spazio espositivo, nel premeditato tentativo di ricostruire quell'unità del contesto esistente prima dell'intervento dell'uomo. Non a caso Fehn conserva all'interno del padiglione alcuni alberi già presenti sul lotto i quali attraversano la copertura, interrompendola, alla ricerca della luce. Gli alberi, cioè la presenza viva della natura, restano gli unici elementi in grado di dialogare con le opere d'arte esposte a testimonianza del tributo che quest'ultime devono ad essa secondo un processo tipico dell'arte nordica.
Uno spazio di deposito è realizzato sotto la scala esterna, posizionata lungo il fronte Est, che conduce ad una terrazza superiore prevista per accogliere le esposizioni all'aperto.