L’allestimento è la risposta alla
esigenza di comunicazione di un contenuto; il termine comunicare
deriva dal latino communicare, un verbo collegato al
sostantivo communis, che significa “comune”, per cui
communicare indica l’azione di “mettere in comune”, di
rendere comune, di divulgare e mostrare, un contenuto che si intende
condividere e comunicare.
Comunicare però è più di informare,
un allestimento non solo spiega ed espone ma rende espliciti i valori
e i significati di ciò che racconta. Esso da forma ai contenuti e li
rende trasmissibili e assimilabili. Il fine di allestimento è
infatti quello di costruire intorno all'evento esposto o al messaggio
da comunicare un’emozione fruitiva, percettiva, sensoriale
complessa e completa, di tradurre in forma spaziale e simbolica
valori che non necessariamente devono essere contenuti nel luogo in
cui si svolge ma solo da esso evocati.
Come campo progettuale esso si
confronta con la velocità e l’innovazione dei mezzi offerti dalle
tecnologie più avanzate proponendo un nuovo abito all’esigenza di
informazione, comunicazione e divulgazione di contenuti. E’
certamente la prassi maggiormente attenta alle sollecitazioni del
mondo dell’arte e della multimedialità, pur rimanendo a tutti gli
effetti un'esperienza strettamente legata all'architettura intesa
come spazio capace di trasmettere emozioni.
L'allestimento in un monumento storico,
o di parte di esso, implica la consapevolezza di declinare il
contenuto espositivo da trasmettere attraverso la relazione
dialettica tra l'apparato progettato e la preesistenza, tra il
contenuto attuale e il contenitore del passato; tali casi rappresentano, evidentemente una eccezione dove contenuto e contenitore coincidono.
Si tratta di un progetto di museo dove
la “cosa da esporre” ed il “luogo in cui esporre” coincidono
in quanto ciò che viene comunicato è in parte strettamente connesso
con il sito stesso in cui si è. La disciplina della museografia
regola metodi e azioni proprie del progetto di un’esposizione
permanente, ma non solo, ad essa è sottesa un’operazione
progettuale che, a partire dall’oggetto, dal bene - genericamente
inteso - da conservare, mostrare o promuovere, e dal suo modo di
entrare in contatto con il fruitore, determina - o rinnova - il
senso stesso del luogo e degli spazi in cui esso si colloca.
Progettare un museo, o anche solo un allestimento museografico, non
significa solo concepirne la morfologia e la distribuzione, quanto
piuttosto dare ad esso una “forma significante”, alle strutture
espositive come allo spazio che le contiene, e quindi assegnando ad
ogni parte percepita un preciso ruolo nel processo di comunicazione e
coinvolgimento dell’utente.
Rispetto alla “permanenza” del
monumento, l'allestimento estrapola, da esso e dal contesto in cui è
inserito, i contenuti selezionati da trasmettere, agendo sulla
stratificazione di segni, di sensi, di livelli funzionali; opera cioè
sul processo della trasmissione dei valori secondo criteri e
approfondimenti che possono mutare ed adeguarsi alle differenti
richieste dei fruitori. Rappresenta pertanto un nuovo layer
aggiunto alla stratificazione storica tradizionale, con un “tempo”
diverso, reversibile e non definitivo, adeguabile alle variazioni di
gusto e di linguaggio espressivo, grazie anche a tecnologie
reversibili e non invasive e alla flessibilità dei contenuti
multimediali.
*tali riflessioni sono state elaborate per una relazione di progetto di allestimento in un edificio storico monumentale.