Chi nelle aule delle università è
impegnato ad insegnare le discipline della progettazione
architettonica, del progetto di interni e dell'allestimento sa quanto
sia difficile spiegare
ai giovani in formazione che per costruire lo spazio destinato ad
assolvere i bisogni dell'uomo - ragione e fine dell'architettura -
per realizzare cioè qualcosa di fisicamente immateriale, bisogna
scegliere la struttura capace di definirlo e di racchiuderlo. Il
contenuto - lo spazio - prende forma solo grazie al suo contenitore -
la struttura - ma non solo, da tale involucro, dalla sua materia,
dal suo trattamento, ne deriva la sua qualità. I materiali della
struttura caratterizzano e rendono esplicito il significato ed il
senso del luogo che da tale struttura viene posto in essere.
Chi insegna sa che questo è un punto
complesso da far comprendere: la materia con cui è costruita la
struttura, o di cui è rivestita, non definisce solo l'aspetto o la
qualità di questa, e cioè di ciò che è tangibile, ma descrive e
realizza i valori ed i sensi dello spazio, dei luoghi significanti in
cui l'uomo espleterà le sue funzioni.
I materiali, quindi, rappresentano la
calligrafia, il segno distintivo, con cui scrivere le parole del
linguaggio architettonico che espliciteranno i contenuti del
manufatto; sia nel caso di materiali propri della costruzione - il
linguaggio della tettonica - che di quelli di rivestimento
sovrapposti - il linguaggio della decorazione -.
Le materie, le texture derivanti dalla
scelta delle componenti e dalla loro posa in opera, i trattamenti
superficiali, la disposizione e il portato evocativo insito nei
materiali tradizionali, contribuiscono a influenzare, anzi a
determinate, il significato dello spazio capace di imporre i
comportamenti, le azioni e le reazioni, dei fruitori.
Un paradosso, proprio della ricerca
teorica in architettura è quello di chiedersi se l'architettura può
fare a meno dei materiali e, più precisamente, se è possibile porre
in essere i principi stessi dello spazio concluso in assenza di
materia, utilizzando strumenti capaci non di delimitare, non di
perimetrare, ma di suggerire i sensi dell'abitare.
Se è evidente che nella pratica ciò è
raro, in linea del tutto teorica, invece, la ricerca ha ormai
assodato che, ad esempio, un ambito semplicemente delimitato da
un'ombra proiettata può assumere valori analoghi a quelli di un
luogo chiuso e circoscritto; che costruire un benessere fisico in un
ambito indistinto - calore in caso di climi freddi o fresco in
latitudini afose - già individua e delimita il “luogo” a
prescindere dall'esistenza dei suoi margini fisici; che i rumori, i
suoni, gli odori e i valori cromatici, possono contribuire a
indirizzare e orientare, a imprimere un ritmo al movimento del
fruitore, a rendere accogliente o respingente un ambiente. Infatti
“interno” non è ciò che è racchiuso nell'architettura ma è un
luogo dotato di senso in grado di comunicare i propri significati,
esprimere i valori dell'abitare, indurre sensazioni e emozioni,
tessere le relazioni tra le cose e le persone e tra gli abitanti
stessi, produrre memorie, consolidare tradizioni, evocare i ricordi.
Tutto questo, come detto, teoricamente non necessita di strutture
fisiche o di materiali tangibili, ma può anche utilizzare condizioni
e soluzioni finalizzate a stimolare sensi ed emozioni attraverso un
processo di sedimentazione della cultura.
Inoltre, gli elementi instabili e
cangianti contribuiscono ad innescare sensi che si rinnovano nel
tempo, che a loro volta sono in grado di esprimere il vero
significato dell'opera costruita; come ad esempio essenze arboree,
piante e fiori che, con il loro seguire le stagioni e il clima,
possono costruire un luogo privo di un unico valore e capace di
comunicare immagini sempre nuove che richiedeno la partecipazione e
l'attenzione dei visitatori.
Se quindi non è concretamente
possibile costruire lo spazio senza materiali, per quanto effimero e
instabile, è altrettanto evidente che a contribuire alla definizione
del contenuto dell'architettura non sono solo le sostanze fisiche e
tangibili, ma anche tutto ciò che, direttamente o indirettamente, è
necessario a realizzare un'esperienza sensoriale ed emotiva completa
e significante.
I protagonisti dell'architettura oggi
non sono quindi solo i materiali da costruzione - sempre più
sofisticati e avanzati - ma sono anche quelli, non canonicamente
propri della struttura, in grado di assecondare le richieste della
società odierna e le aspettative pressanti di nuovi luoghi in cui
riconoscersi. Sistemi estranei alla costruzione ma capaci di
modificare il senso dello spazio: connettività e interattività
digitale, cromatismi e trasparenze, luce artificiale (in grado di
imitare la naturale) e filtri di quella naturale (capaci di renderla
artificiale), natura come rivestimento e come struttura, sistemi
sonori o di insonorizzazione, presenza di essenze olfattive. Tutto
ciò sta trasformando il mestiere dell'architetto o del progettista
di interni affinché si possano effettivamente immaginare idonei
scenari di vita futura.