cos'è architettura & co.

architettura & co. è stato pensato da paolo giardiello per mettere a disposizione di tutti, in particolare dei suoi studenti, i propri scritti, ricerche e riflessioni sull'architettura. il blog contiene testi pubblicati, versioni integrali di saggi poi ridotti per motivi editoriali, scritti inediti o anche solo riflessioni e spunti di ricerche. per questo non ha un ordine determinato, non segue un filo logico, ma rappresenta solo la sequenza temporale di occasioni in cui parlare di architettura, prima di farla "parlare", come invece dovrebbe, normalmente, essere.

08 gennaio 2016

Home sweet home



Il giovane architetto aspira a “costruire”, a materializzare spazi atti a soddisfare precise esigenze funzionali. L'architetto più maturo, invece, sa che il suo compito è quello di dare forma al “bisogno di abitare”, predisporre luoghi con cui rispondere all'istinto di protezione, di condivisione e di relazione. L'architetto, infatti, capisce col tempo e l'esperienza che il suo dovere non è solo di organizzare spazi adeguati, commisurati e funzionali, dalle idonee prestazioni e dotazioni, ma è piuttosto di assecondare il primitivo istinto di “abitare un luogo”, di costruire un sistema sensibile capace di divenire la scena dove far svolgere all'uomo - al meglio - la sua vita. Non si tratta cioè di ordinare luoghi capaci di soddisfare solo bisogni ed esigenze pratiche che, nella loro genericità, potrebbero risultare estranei ai futuri utenti, ma di dare vita a desideri e aspettative, costruire significati e trame narrative che, a partire dai segni e dai sensi della tradizione rapportata al tempo in cui si vive, consentano di comprendere e farsi comprendere, di sentire e di esprimere il proprio punto di vista, di lasciare cioè tracce evidenti dell'essere nel mondo.
Volendo guardare il problema da un altro punto di vista, si può dire che “possedere una casa”, costruirsela o farsela costruire, non implica direttamente il “sentirsi a casa”. Il senso del possesso si realizza attraverso il riconoscimento (e la delimitazione) di un ambiente specifico, distinto dagli altri, di cui si ottiene l'uso esclusivo, mentre la percezione piena e completa dei principi dell'intimità, del privato - in una parola del domestico - si ottiene attraverso il riconoscimento di valori e significati capaci di evocare l'istinto dell'abitare che, secondo il pensiero heideggeriano viene prima della capacità o dell'attitudine a costruire.
Una residenza - una casa - è prima di tutto un luogo dove dimorare, uno spazio dove riconoscersi e da cui farsi riconoscere, capace di stimolare azioni, pensieri e ricordi, è la forma materiale delle proprie memorie, dove conservarle e dove costruirne di nuove.
Per tale ragione progettare una casa significa, dando per scontato l'impegno ad assolvere i bisogni primari espressi da chi l'abiterà, esprimere l'idea di domesticità propria del tempo in cui si vive. Non attraverso stilemi o linguaggi, non utilizzando strumenti o tecniche, ma individuando il significato più profondo capace di sostanziare le semplici azioni che regolano il quotidiano, rileggendo concetti come intimità o condivisione, autonomia o partecipazione, alla luce della cultura e delle aspettative del mondo in cui si vive.
L'architettura è infatti il mezzo e non il fine del lavoro dell'architetto, è cioè lo strumento attraverso il quale raggiungere l'obiettivo di permettere all'uomo di esprimere al meglio i propri desideri in un contesto spaziale significante e commisurato alle sue esigenze. L'architettura non dovrebbe mai essere autoreferenziale, esprimere e rappresentare solo sé stessa, assecondare mode o stilemi, specialmente quando si parla di spazio domestico che è il luogo più intimo a cui si è chiamati a dare forma. Lo spazio infatti non è mai ingenuo, non esiste architettura innocente, i luoghi attraverso la loro conformazione e definizione influiscono sulla vita, sulla percezione, sulle azioni e sulle relazioni stesse che vi si svolgeranno.
Storicamente, a quella architettura che si limita a essere la risposta coerente al proprio tempo, ponendosi come diretta declinazione degli stili di vita e delle relazioni sociali e delle abitudini consolidate, si pone criticamente in alternativa quella che tenta di anticipare i cambiamenti culturali di cui già si percepisce la portata e la forza, immaginando gli scenari abitativi prossimi che altereranno ciò che, invece, appare solido ed inamovibile. L'architettura attenta alla vita dell'uomo si è sempre messa in discussione, talvolta addirittura provocando e accelerando processi di rinnovamento e di trasformazione dei costumi di una società talvolta non attenta al valore dei processi di attualizzazione dei propri contenuti.
Immaginare, oggi, lo spazio della residenza richiede pertanto un'accurata analisi dei comportamenti richiesti dalla collettività, ma anche la previsione di come questi muteranno a causa di un andamento delle forme di comunicazione, delle capacità relazionali, del tipo di bisogni espressi che, in altri campi della vita dell'uomo, hanno già sollecitato la ricerca di nuove soluzioni.
Lo schematismo di alcune tipologie, apparentemente atte a risolvere esigenze stratificate nel tempo, non corrisponde più oggi alla palese necessità di continui, rapidi quanto semplici, adattamenti a condizioni sempre diverse che provengono progressivamente dalle relazioni interpersonali; così come la precisa determinazione funzionale di alcuni luoghi perde di significato se si fa riferimento alla rivoluzione imposta da strumenti e tecnologie, anche di brevissima durata, che incidono in maniera sostanziale sulle aspettative del singolo. Tutto ciò che è materiale inoltre deve fare i conti con una sempre più pressante invadenza della realtà immateriale capace di risolvere la quotidianità, generando comportamenti ed atteggiamenti mai visti prima.
Immaginare oggi le strategie progettuali per gli spazi domestici significa passare dalla costruzione di figure precise, corrispondenti a esigenze chiare quanto stabili, alla composizione complessa di trame intrecciate, capaci di fornire soluzioni plausibili ad ogni nuovo impulso derivante dalle prossime trasformazioni. Un tessuto realizzato dalla sovrapposizione di possibilità tutte compresenti che devono dare risposta ad una società multiculturale, multireligiosa e multietnica, a differenti fasce di età sia esse autonome che in simbiosi, a gusti e ideologie non codificabili, a pratiche di vita condizionate dal transitorio, dalla provvisorietà, dalla assenza di obiettivi fissi e duraturi.
Se un tempo l'espressione “casa dolce casa”, scritta con caratteri aggraziati, faceva bella mostra di sé in un quadretto posto su una parete della propria abitazione a indicare come questa potesse rappresentare il punto di arrivo, capace di assolvere per sempre ogni esigenza, oggi l'unico riferimento possibile, per trovare un'analogia con il nostro quotidiano, è quello di immaginare la propria residenza come uno strumento flessibile e potenzialmente capace di dare ogni risposta purchè personalizzabile e capace di divenire l'immagine stessa del proprio modo di concepire l'abitare; né più né meno di un tablet o di uno smartphone che hanno dotazioni base ma che si possono arricchire di app o gadget, e comunque possono avere come sfondo o salvaschermo la foto più intima che appartiene alla memoria del singolo, ai suoi ricordi, in grado di esprimere sogni e futuri prossimi in cui trovare altre icone in grado di sostituire le precedenti.