cos'è architettura & co.

architettura & co. è stato pensato da paolo giardiello per mettere a disposizione di tutti, in particolare dei suoi studenti, i propri scritti, ricerche e riflessioni sull'architettura. il blog contiene testi pubblicati, versioni integrali di saggi poi ridotti per motivi editoriali, scritti inediti o anche solo riflessioni e spunti di ricerche. per questo non ha un ordine determinato, non segue un filo logico, ma rappresenta solo la sequenza temporale di occasioni in cui parlare di architettura, prima di farla "parlare", come invece dovrebbe, normalmente, essere.

23 maggio 2018

Vivere l'esterno



Una volta c'erano i giardini, all'italiana, all'inglese, classici, barocchi o romantici, ora invece ci sono i giardini verticali, quelli pensili o acquatici, i giardini stabilizzati (cioè stabili nel loro non essere più vivi), quelli terapeutici o cromoterapici, per non parlare di tutto ciò che è genericamente green design.
La natura cioè lascia la sua collocazione consueta, il suo ruolo di “altro” rispetto al manufatto prodotto dall'uomo, ed invade – progettata e costruita – l'architettura, intorno e all'interno, si arrampica, si distende, si immerge, con la sua presenza muta temperatura e umidità degli spazi, lascia odori e aromi, colora con tinte cangianti gli ambienti. Un giardino, un terrazzo, un balcone sono progetti “costruiti” con vegetazione sottomessa al volere di chi la utilizza per disegnare situazioni capaci di comunicare – o inventare – la memoria perduta del rapporto con la natura.
In tal senso diventa sempre più difficile definire cosa è out (of) door, cosa sia esterno – ed estraneo – allo spazio domestico e cosa invece continui a essere “addomesticato” oltre la soglia dello spazio privato. 
La natura oggi è, a tutti gli effetti, un “materiale” con cui “costruire” l'ambiente antropizzato – concetto diverso dal principio di “natura costruita” – e gli spazi da essa definita non si distinguono per senso o modalità d'uso rispetto a ciò che è considerato “interno”, hanno perduto il loro valore originario di ambiente “esterno” e vengono quindi abitati con strumenti e attrezzature, con modi e abitudini, desunti da stili di vita consolidati.
D'altronde storicamente la natura astratta costruita dall'uomo – patii, stanze a cielo aperto, terrazze attrezzate – hanno sempre giocato sull'ambiguità di un luogo apparentemente chiuso e circoscritto, esposto però alle intemperie e con il cielo come copertura, spesso arredato più come un normale ambiente interno che come un esterno vivibile.
L'arredamento non solo rende possibile l'uso dello spazio, lo definisce e ne declina gli aspetti funzionali, ma ne restituisce anche l'immagine, da forma al contenuto inteso come espressione sintetica del modo con cui si ritiene di vivere.
Per tale ragione arredare lo spazio della natura artificiale, come una qualsiasi porzione dell'interno, significa palesare il totale asservimento di tale natura filtrata e modificata dalla cultura dell'uomo, non più spontanea o selvaggia, capace pertanto di produrre stupore o paura, ma manifestazione controllata e resa disponibile all'uso e al godimento.
Quando però vivere all'aperto, o comunque a contatto con l'ambiente, in una condizione considerata diversa da quella quotidiana, diviene una scelta programmatica – casa per vacanze, casa mobile, casa galleggiante, sugli alberi, temporanea, smontabile, cabin o capanni – allora è evidente che gli allestimenti e le strutture arredative vanno ripensate rispetto ad un “modo altro” di vivere, relativamente a bisogni che necessitano di una declinazione coerente con la modificazione dei principi insediativi e adattati alle scelte che vanno corroborate per dare risposta e senso al desiderio di una diversa maniera di dimorare.
L'abitare non è univoco, va specificato, e pertanto i sensi sono da analizzare di volta in volta. Sono i sensi dell'abitare, le ragioni stesse della scelta di insediarsi in un luogo, che strutturano la forma dello stile di vita, ogni volta specifico per quel determinato modo di essere nella natura.
Gli arredi di tali spazi “aperti”, oltre la soglia riconoscibile dell'interno, così come delle abitazioni dedicate ad un modo di vivere in simbiosi con la natura, necessitano di una riflessione profonda su ogni strumento adatto a suggerire o soddisfare i bisogni del quotidiano che non posso essere gli stessi dell'interno. Terrazze arredate come salotti, case galleggianti pensate come un attico newyorkese, sono la banale trasposizione di principi di comodità o di lusso desunti dal vivere di ogni giorno e rappresentano l'assenza di una riflessione progettuale intorno alle necessità più intime, anche psicologiche, dell'uomo rispetto alla natura. 
PG