cos'è architettura & co.

architettura & co. è stato pensato da paolo giardiello per mettere a disposizione di tutti, in particolare dei suoi studenti, i propri scritti, ricerche e riflessioni sull'architettura. il blog contiene testi pubblicati, versioni integrali di saggi poi ridotti per motivi editoriali, scritti inediti o anche solo riflessioni e spunti di ricerche. per questo non ha un ordine determinato, non segue un filo logico, ma rappresenta solo la sequenza temporale di occasioni in cui parlare di architettura, prima di farla "parlare", come invece dovrebbe, normalmente, essere.

23 dicembre 2017

Offices



I maestri dell'architettura moderna, nel ricercare i linguaggi più consoni a rappresentare la loro contemporaneità, prendendo le distanze da apparati linguistici considerati superati, si sono dovuti confrontare anche con l'avvento di nuove funzioni e esigenze, quindi di spazi mai pensati prima, senza precedenti o tipologie di riferimento. Se il domestico rinnovato rappresenta comunque un nuovo modo di interpretare la tradizione consolidata dell'abitare, i luoghi del lavoro, invece, al pari di altre funzioni legate alle invenzioni e alle scoperte dell'inizio del XX secolo, sono da immaginare totalmente. Sia i luoghi di lavorazione e produzione, che hanno qualche precedente nelle fabbriche della prima rivoluzione industriale, che gli uffici e i laboratori, devono trovare una forma dello spazio adeguata, prima ancora di individuare un linguaggio esteriore con cui presentarsi e affermarsi. Il Moderno infatti, nel ricercare una nuova espressività dell'architettura, parte dal rinnovamento dei sensi dello spazio e della modalità di uso dello stesso, affinché l'immagine, la composizione, la distribuzione e l'organizzazione degli interni possano disegnare l'aspetto proprio di uno stile di vita adeguato ai tempi.
Frank Lloyd Wright, prima con il Larkin Building (1904-06) e poi con il Johnson Wax Headquarter (1936-39), suggerisce, per limitarsi solo al caso di edifici per uffici, nuove tipologie che nascono da idee di spazio innovative, fortemente relazionate al modo di concepire il lavoro, nonché ad assetti spaziali capaci di esprimere i principi su cui si fondano le rispettive aziende.
L'architettura, lo spazio, gli arredi, le suppellettili diventarono l'icona, l'immagine stessa delle aziende, non solo attraverso i loro prodotti o servizi, ma grazie alla manifestazione concreta dell'idea di lavoro su cui si basa il loro sistema produttivo.
L'obiettivo è quello di costruire una forma significante completa ed esaustiva che, nel contempo, possa definire modalità di fruizione degli spazi e di svolgimento del lavoro innovative, partendo da un interno disegnato intorno all'uomo. Il progetto dettagliato degli arredi destinati allo svolgimento del lavoro, il tipo di illuminazione naturale e artificiale, il colore e il trattamento di finitura dei margini dello spazio, contribuiscono alla costruzione, non solo di un luogo, ma di un modo di lavorare, dove le aspirazioni dell'azienda e le necessità del singolo impiegato trovano un punto di incontro che rompe con i criteri distributivi tradizionali.
Col dopoguerra si inaugura una stagione in cui gli edifici per uffici affermano una forte carica simbolica e rappresentativa all'esterno – anche attraverso l'uso di trasparenze e introspezioni misurate, materiali innovativi e forme ricercate – e basati su una grande flessibilità dell'interno capace di assolvere alle esigenze funzionali e distributive necessarie. Gli edifici milanesi di Moretti, Magistretti, Gregotti, Ponti e Caccia Dominioni, solo per fare alcuni esempi, danno forma all'idea di edificio non residenziale lavorando sull'innovazione dei linguaggi e sulla struttura degli spazi.
Spazi che resistono anche al successivo mutare delle esigenze lavorative, adattandosi a concezioni di organizzazione del lavoro diverse, giungendo fino all'idea di open space dove i principi di svolgimento delle attività interne vengono quasi totalmente demandate alla tipologia e al disegno degli arredi specifici, posti in ampi spazi condivisi.
Lungo questa linea si sono evoluti gli spazi degli uffici, adottando non solo le tecnologie dell'architettura – illuminazione, climatizzazione, acustica – ma soprattutto quelle degli strumenti con cui lavorare, adeguandosi cioè a macchine o computer sempre più piccoli, a telefoni portatili, alla scomparsa di stampanti, fax e scanner, come di cavi e connessioni fisiche.
Tale rarefazione degli strumenti, immaterialità dei documenti, intangibilità dei prodotti intellettuali ha liberato da ogni vincolo materiale la postazione di lavoro che è risultata sempre più libera e personalizzabile.
Al termine di questo percorso di indeterminazione dei criteri di progettazione della spazio fisico dove svolgere il proprio lavoro, l'architettura contemporanea ha dovuto nuovamente ripensare i propri luoghi, facendo altresì i conti con nuove prospettive di lavoro nate da esigenze e contingenze che hanno messo in crisi i modelli precedenti. Il radicale mutamento organizzativo, l'annullamento di gerarchie, unite alla flessibilità e precarietà del lavoro e dei ruoli, ha portato al ripensamento degli spazi fino ad arrivare all'attuale modalità di condivisione (temporanea) dei luoghi come il co-working o il temporary office.
Non è un caso quindi che le proposte più innovative della contemporaneità sono arrivate dalle ricerche condotte direttamente dalle aziende che maggiormente esprimono i temi e i prodotti dell'attualità. Aziende che lavorano e operano nel campo dell'informatica, dei servizi per internet, della progettazione di software e hardware, come Google, Yahoo, Twitter, Facebook, Apple o Microsoft, hanno ripensato totalmente la forma degli uffici, producendo una riflessione sullo spazio e sulle relazioni interpersonali, costruendo un nuovo modo di intendere il lavoro e puntando su una innovazione degli interni e degli strumenti di arredo.
Andando oltre la voluta informalità di tali spazi e i linguaggi talvolta provocatori ed ironici, quello che è maggiormente interessante è la proposizione di nuovi modi per lavorare, senza confini o postazioni prestabilite, senza gerarchie e fuori da ogni formalismo, basate principalmente sulle relazioni, sulle azioni, sulle posture, sulle connessioni con l'esterno, sulla condivisione o sulla privacy.
Quello che tali aziende promuovono, basandosi sul principio della libertà creativa, che è alla base delle loro filosofie produttive, è uno stile di vita in cui il lavoro è coinvolgente, appassionato, emozionante e soprattutto collaborativo, condiviso, partecipato. Le sedie non sono più sedie ma oggetti su cui decidere come sedersi, i piani di lavoro scompaiono facendo spazio ad appoggi a varie altezze e con diverse inclinazioni, misure e fattezze, i contenitori per archiviare sono del tutto assenti e gli strumenti di lavoro sono portatili e connessi. I luoghi invitano alla concentrazione ovvero alla partecipazione, suggeriscono riunioni più convenzionali oppure invitano informalmente al confronto con altri. Il tempo di lavoro e il tempo libero si mescolano, si sovrappongono, affinché ogni azione possa essere sempre coinvolgente e rilassata.
Tale impostazione si sta diffondendo, alla luce del fatto che il lavoro può essere svolto in qualsiasi luogo – a casa, in viaggio – e in qualsiasi orario; i luoghi deputati ufficialmente, gli uffici, si stanno predisponendo per diventare ambienti aperti all'inventiva del singolo, strumenti da usare e non somma monotona di postazioni che suggeriscono solo comportamenti univoci. Gli stessi uffici pubblici, come le banche o le poste, invitano alla partecipazione, riducono le barriere tra impiegati e pubblico, costruiscono luoghi adatti alle più diverse situazioni relazionali, dove anche l'attesa diviene un momento creativo e informato.
In questo il progetto di architettura può diventare nuovamente protagonista, senza più recinti disciplinari tra il disegno degli interni e quello del contenitore architettonico, tra la decorazione e la comunicazione, tra la costruzione di un benessere fisico e quello psicologico.