“Abitare
verde” è un neologismo facilmente desumibile da comportamenti oggi
diffusi, da atteggiamenti culturali condivisi, da indirizzi
progettuali di attualità (anche se talvolta abusati) che vuole
provare a valutare le relazioni che intercorrono tra il concetto di
progetto eco-sostenibile e le ragioni del dimorare ispirate a tale
principio.
“Green”, nel senso comune, è
tutto ciò che implica una contenuta ricaduta sull'ambiente, un
impatto compatibile con le esigenze del territorio, attraverso scelte
sostenibili tese, comunque, a salvaguardare il delicato ecosistema in
cui viviamo.
“Abitare”, per definizione,
significa “aver consuetudine in un luogo”, “occupare
stabilmente” e più precisamente, risalendo alla sua etimologia,
indica la modalità con cui l’uomo riesce a “continuare ad
avere”, che gli permette cioè di “permanere”, secondo le sue
aspettative, nel mondo.
“Abitare verde”, unendo i due
significati, può quindi voler identificare un modo con cui l'uomo
sceglie di vivere permanentemente in un luogo, secondo un
atteggiamento che sia compatibile e rispettoso delle caratteristiche
originarie dell'ambiente, o comunque che non crei in esso processi di
trasformazione incoerenti.
Poiché, come ricorda Heidegger,
abitare è un istinto dell'uomo che precede l'atto di costruire, tale
sentimento di compatibilità e rispetto dell'ambiente, prima ancora
che riferito ai materiali, alle tecniche costruttive, alle
tecnologie, ai cicli energetici - al manufatto architettonico inteso
come oggetto costruito - deve scaturire dalle scelte insediative,
dagli “stili di vita”, dall'analisi dei sensi propri del luogo,
dalla conformazione degli spazi in rapporto alle esigenze funzionali
espresse dalla società, dal rapporto, continuo e costante, tra ciò
che è artefatto e la natura.
Insediarsi in un luogo comporta,
naturalmente, una modificazione dello stesso, una trasformazione
delle sue regole, una frattura nella sua continuità; per cui la
valutazione dell'impatto ambientale non può limitarsi
all'eco-compatibilità delle singole componenti o alla sostenibilità
dei processi energetici, e deve essere quindi commisurata alla
capacità del manufatto di innescare modalità di abitare fluide tra
l'esistente e il nuovo, di definire cioè un abitare che nasca dalle
premesse insite nel luogo (inteso non solo fisicamente ma anche
culturalmente) e le adegui, secondo processi omogenei, alle richieste
del vivere contemporaneo.
Se infatti costruire a “regola
d'arte” con i materiali naturali del luogo, con le tecniche
adeguate, può essere considerato un atto compatibile con l'ambiente,
la trasformazione del territorio, le discontinuità in esso create,
le modificazioni orografiche, la variazione di permeabilità del
suolo e dei percorsi dei venti, così come, in senso più ampio,
l'inclusione e l'esclusione, le alterazioni delle relazioni tra
gruppi sociali, dei comportamenti privati e collettivi,
l'introduzione di simboli che innescano nuovi processi comunicativi,
comunque possono influire negativamente sulle capacità di
adattamento della società al contesto cui appartiene.
“Abitare verde” vuole andare oltre
un sentimento ecologico ingenuo, teso a proporre frammenti di natura
in contesti dove non è necessaria o a utilizzare soluzioni
tecnologiche fuori contesto, e riuscire, invece, a misurare
concretamente l'impatto della presenza dell'uomo sull'ambiente, sia
esso naturale che già antropizzato, trovando la forma più adatta a
spazi in cui possa soddisfare le sue aspirazioni, rendendolo parte
attiva di un processo di adattamento, reciproco e dialettico, con il
territorio in cui vive.
Scelte insediative che possono condurre
a soluzioni che si pongono anche in discontinuità con le tecniche
costruttive tradizionali, con le tipologie esistenti, con le
soluzioni compositive tipiche, ovvero confermarle appieno quali
uniche soluzioni capaci di rispondere adeguatamente alle esigenze
manifestate nel rispetto delle potenzialità dell'ambiente.
Una nuova sensibilità progettuale può
partire proprio dal reinventare lo spazio abitato, le relazioni tra
le persone e tra queste e le cose, a ripensare le dimensioni e la
morfologia delle superfici abitate, la quantità e la distribuzione
delle funzioni, i sistemi di collegamento e i flussi di informazioni
e comunicazioni. Prima ancora che adeguare al meglio tecnologicamente
uno spazio da abitare basato su tipologie obsolete, lo sforzo di chi
vuole “progettare verde” deve essere quello di immaginare nuovi
luoghi di vita capaci di affermare modalità relazionali socialmente
avanzate e, nel contempo, pervase dal rispetto per l'ambiente e dalla
lucida previsione di una sua preservazione.
Le nuove forme dell'abitare avranno
così la responsabilità di ridefinire categorie, solo apparentemente
dialettiche, quali: interno-esterno, pubblico-privato,
intimo-condiviso, artificiale-naturale; restituendo il compito di
fare ricerca e sperimentazione all'architettura.