cos'è architettura & co.

architettura & co. è stato pensato da paolo giardiello per mettere a disposizione di tutti, in particolare dei suoi studenti, i propri scritti, ricerche e riflessioni sull'architettura. il blog contiene testi pubblicati, versioni integrali di saggi poi ridotti per motivi editoriali, scritti inediti o anche solo riflessioni e spunti di ricerche. per questo non ha un ordine determinato, non segue un filo logico, ma rappresenta solo la sequenza temporale di occasioni in cui parlare di architettura, prima di farla "parlare", come invece dovrebbe, normalmente, essere.

24 gennaio 2015

Filippo Alison l’ultimo addio a un maestro delle forme

STELLA CERVASIO

«Filippo si è messo un meraviglioso kimono da cerimonia funebre color crema a ramage verdi che acquistò quarant’anni fa in Giappone». La moglie Maura - che nel 2013 gli ha dedicato la monografia “Filippo Alison. Un viaggio tra le forme” edito da Skira - lo racconta come se ci fosse ancora. «Mi aveva detto che l’avrebbe indossato quando sarebbe morto e io da brava napoletana per scaramanzia l’avevo fatto sparire. Gliel’ho messo per rispettare la sua volontà». Un ultimo segno di eleganza per l’architetto che però, Maura tiene a sottolineare, «era una persona, non un personaggio».
Nella casa affacciata sul mare di Posillipo il professore è pianto anche dai suoi cani, molto amati. Un dandy nato sul mare di Torre Annunziata, dove imparò a misurarsi con le tre dimensioni ricostruendo il lavoro del trisavolo scozzese Michael Alison, sbarcato in penisola sorrentina e diventato carpentiere navale per amore della bella moglie campana. Un lavoro filologico, quello sulla materia che si trasforma in oggetto, che un secolo dopo Filippo condusse a ritroso, a partire proprio dalla Scozia, le sue radici. Diventato professore universitario negli anni Sessanta, non ha abbandonato lo studio e la ricerca fino alla fine. Un dolore gliel’aveva dato l’ex ministro Gelmini, cancellando la laurea triennale che Alison aveva creato in Architettura d’interni. Era un maestro che studiava e divulgava i maestri: aveva lavorato per una delle “case” del design mondiale, Cassina, recuperando e attualizzando i progetti di tanti grandi come la Chaise longue di Le Corbusier, dopo l’incontro con Charlotte Perriand. Ma Alison aveva creato anche di suo, collaborando con Lino Sabattini: la caffettiera “Filumena” e il samovar “Vesevo”. E continuando l’amore di famiglia per la Costiera, con il dono a Ravello una nuova illuminazione stradale nel 2001. L’inaugurazione fu un po' alla Marconi,dopounfinto black-out a effetto, la rete venne accesa dal chirurgo plastico brasiliano Pitanguy, ospite a quel tempo di uno dei convegni dell’S3 Studium di Domenico De Masi. Con il sociologo e François Burckhardt, che è stato direttore del Beauburg e del Centre de Création Industrielle, Alison ha viaggiato sulle tracce di manufatti nei musei delle arti applicate di mezza Europa, soprattutto quelli con meno visibilità e penalizzati perché in zone di conflitti. Un lavoro imponente che ora bisognerà far venire alla luce. La famiglia vuole ricordarlo con un centro studi che raccolga e renda operativo il suo ingente archivio di studioso. Una sede possibile, la villa di Nerano che Alison progettò per sé, Maura e Aurosa e per i loro innumerevoli cani e gatti. Da quei luoghi arriva la memoria di un aneddoto scherzoso: ospiti sull’isola di Eduardo e Luca De Filippo, di fronte a Nerano, gli Alison furono raggiunti dallo yacht Gitane del barone Rotschild. Impeccabile distributore di baciamani per nulla imbarazzato dalla propria “mise” balneare, il barone disse al designer: «Ora che l’ho vista, capisco di aver conosciuto Hemingway due volte». Creativo e generosissimo, Filippo Alison, come l’autore di Per chi suona la campana, al quale assomigliava come una goccia d’acqua, era un gigante innamorato del suo lavoro e della vita.