cos'è architettura & co.

architettura & co. è stato pensato da paolo giardiello per mettere a disposizione di tutti, in particolare dei suoi studenti, i propri scritti, ricerche e riflessioni sull'architettura. il blog contiene testi pubblicati, versioni integrali di saggi poi ridotti per motivi editoriali, scritti inediti o anche solo riflessioni e spunti di ricerche. per questo non ha un ordine determinato, non segue un filo logico, ma rappresenta solo la sequenza temporale di occasioni in cui parlare di architettura, prima di farla "parlare", come invece dovrebbe, normalmente, essere.

23 febbraio 2015

bucare i muri



L'apertura di un vano nel margine che delimita fisicamente lo spazio interno dell'architettura - per accedere, per prendere luce, per areare gli ambienti, per guardare il paesaggio - è un momento del progetto che spesso viene frainteso - ovvero non preso nella giusta considerazione - dai giovani studenti in formazione. Nel migliore dei casi, quando l'operazione non avviene in maniera del tutto casuale e incontrollata, essi si pongono il problema di una corretta organizzazione delle “bucature” in prospetto, tentando di gestire il rapporto tra vuoti e pieni al fine di articolare l'immagine dell'involucro architettonico.
Molto più difficile è instillare in loro il principio che le aperture, i vani, le vedute, debbano derivare dal progetto degli interni, dall'organizzazione dello spazio e dall'uso che di esso si intende suggerire, ma anche dalla disposizione degli arredi, dai percorsi e dai movimenti che l'uomo compie “nella” architettura; oltre che dall'esposizione, dall'uso della luce naturale, dal controllo della ventilazione, dal grado di intimità o di partecipazione richiesto dalla funzione, dall'ambiente, dalla natura o dal costruito in cui il progetto è calato. Insomma ciò che meraviglia gli studenti è che le aperture ed i vani architettonici non siano solo “buchi nel muro” e che gli infissi, i serramenti, le tende, gli scuri o le persiane, siano strumenti attraverso i quali ottenere, non solo le prestazioni richieste all'ambiente, ma la qualità stessa dello spazio, dell'atmosfera; che servano cioè a costruire il significato del luogo che si sta progettando.
Il progetto di architettura infatti utilizza le aperture per dare forma al rapporto che si intende instaurare tra l'interno e l'esterno, attraverso finestre e vani realizza l'idea dello spazio, costruisce l'immagine pubblica e privata che la società attribuisce a quel determinato manufatto, a quel luogo dove vivere.
Per tale ragione il tema delle “bucature” non si esaurisce nel giusto dimensionamento e nella corretta disposizione dei vani architettonici, in quanto il disegno stesso del serramento contribuisce in maniera sostanziale ad esplicitare le ragioni psicologiche ed estetiche capaci di esprimere e rappresentare le corrette relazioni tra interno ed esterno.
Il progetto dei serramenti influenza il linguaggio architettonico: la ricerca sulle parti trasparenti; sui materiali, spessori e forma dei montanti; sulle ferramenta e sulle parti meccaniche; sui coprifilo o comunque sui nodi di giunzione con le pareti; comporta la definizione delle “parole” adeguate per esprimere i concetti e i sensi di cui l'architettura intende farsi carico.
Non si tratta di definire un “dettaglio” tecnologico, quanto di riuscire a usare la tecnica, come ogni altra componente costruttiva, all'interno di un chiaro processo capace di esprimere il significato stesso dell'architettura, le sue ragioni, la sua interpretazione del tempo, attraverso segni, simboli e parole proprie delle società che l'hanno immaginata e vissuta.
Un esempio limite di come il disegno dell'infisso possa condizionare l'immagine del volume architettonico lo si può ritrovare nella discussa ricostruzione della Casa Moholy-Nagy di Walter Gropius a Dessau dello studio Bruno, Fioretti, Marquez che ha inteso riproporre fedelmente i volumi architettonici esterni della casa realizzata nel '25 per i docenti della Bauhaus, alterarne gli spazi interni adeguandoli a esigenze espositive, proponendo tuttavia una rarefazione, fino all'annullamento, dei dettagli e delle finiture. In tale ricostruzione non solo non sono più presenti ringhiere, pluviali o scossaline, ma anche gli infissi diventano dei muti vetri opachi, posti a filo esterno della muratura, a memoria delle vetrate e finestre originali. L'effetto plastico esterno è volutamente alterato e all'interno il rapporto tra spazio e luce diviene straniante in quanto le aperture non hanno più nessun rapporto con l'organizzazione spaziale, proponendo un'immagine inquietante.



foto:

Casa Moholy-Nagy, Walter Gropius, Dessau 1925, ricostruzione dello studio Bruno, Fioretti, Marquez.